Il procuratore di Bari e un ex pm imputati, un altro pubblico ministero parte civile contro entrambi e Palazzo Chigi citato come responsabile civile per l’eventuale risarcimento dei danni subiti da un medico intercettato “per ripicca” durante la guerra tra le toghe.
I veleni che da quasi quattro anni scuotono la procura di Bari approdano per la prima volta davanti al gup di Lecce per l’udienza preliminare al procuratore di Bari, Antonio Laudati, e all’ex pm Giuseppe Scelsi, da qualche tempo sostituto presso la procura generale barese.
Al centro della vicenda, le indagini sulla sanità pugliese e l’inchiesta sulle escort che Gianpaolo Tarantini, tra il 2008 e il 2009, ha portato nelle residenze dell’allora premier Silvio Berlusconi, e che il procuratore Laudati è accusato di aver rallentato per favorire ‘Gianpi’ e, indirettamente, l’ex capo del governo.
Basta leggere gli atti di costituzione di parte civile depositati ieri, in apertura dell’udienza preliminare dinanzi al giudice Cinzia Vergine, per capire che tra le toghe baresi è arrivata l’ora della resa dei conti.
Il primo a costituirsi parte civile contro il suo capo e l’ex collega Scelsi, è stato il pm Desireé Digeronimo, autore delle indagini sulla sanita” che hanno coinvolto anche il governatore della Puglia Nichi Vendola e l’ex senatore del Pd ed ex assessore pugliese alla Sanità Alberto Tedesco.
Su Digeronimo e Scelsi – secondo l’accusa – Laudati ha indagato “illecitamente” impiegando un “contingente” di militari della Guardia di Finanza.
Scelsi fu il primo a denunciare il suo capo, accusandolo di aver rallentato le indagini sulle escort. Ne seguì una bufera che la procura di Lecce, titolare ad indagare sui magistrati baresi, ha tradotto in accuse ben precise: favoreggiamento personale e abuso d’ufficio per Laudati; abuso d’ufficio per Scelsi.
Il procuratore Laudati è accusato di aver convocato, il 26 giugno 2009, due mesi prima del suo insediamento a Bari, una riunione in una caserma con il pm Scelsi e ufficiali della Gdf durante la quale dispose che le indagini sulle escort “venissero sospese e non si adottasse alcuna iniziativa fino a quando non avesse assunto le funzioni” di capo della procura. In questo modo – secondo la procura di Lecce – ha “ritardato ed intralciato” le investigazioni aiutando Tarantini e Berlusconi “ad eludere” le indagini.
Oltre alla costituzione di parte civile del pm Digeronimo, e di Laudati contro i sei giornalisti accusati di averlo diffamato, il gup ha ammesso quella del medico barese Paola D’Aprile, ritenuta amica di Digeronimo e dell’ex dg della Asl Bari Lea Cosentino, conosciuta come ‘Lady Asl’.
D’Aprile vuol chiedere i danni a Scelsi e ha per questo citato come responsabile civile la Presidenza del Consiglio dei ministri, per obbligarla in solido con l’imputato.
La vicenda contestata a Scelsi non riguarda l’indagine escort ma intercettazioni telefoniche disposte d’urgenza dal pm per danneggiare – secondo l’accusa – la collega Digeronimo che assieme a lui conduceva indagini sulla sanità e che aveva intercettato casualmente il fratello di Scelsi, Michele, medico, mentre questi parlava con l’allora assessore Tedesco, indagato dalla Digeronimo. Scelsi – secondo l’accusa – temendo che Digeronimo potesse sottrargli un’altra indagine sulla sanità, intercettò con decreto d’urgenza i telefoni di Paola D’Aprile affinché – secondo i pm salentini – potesse risultasse il rapporto di amicizia e la collega fosse costretta ad astenersi dal fascicolo a carico di Tedesco. Si torna in aula il 25 giugno
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