Oggi, mercoledì 15 settembre, ricorre il 28° anniversario della morte di padre Pino Puglisi, ucciso da Cosa nostra il 15 settembre 1993 a Palermo.
Padre Pino Puglisi, nato nello stesso giorno della morte nel 1937, fu il fondatore del centro di accoglienza Padre Nostro ed è stato proclamato Beato.
Come ha recentemente ricordato l’Arcivescovo di Palermo, il monsignor Claudio Lorefice, “a don Pino Puglisi non interessavano altro che gli uomini e le donne affidati alle sue cure e il Vangelo… Il Vangelo accolto e vissuto ha sempre una ricaduta sociale per l’edificazione della città degli uomini. L’annuncio del Vangelo, infatti, sprigiona un’energia di bene che genera ed educa alla libertà, alla bellezza, alle cose buone, alle buone notizie, alla ‘buona carne’, alle relazioni gratuite e costruttive, libere e liberanti”.
Leoluca Orlando, sindaco del capoluogo siciliano, ha detto: “L’esperienza umana e pastorale di padre Pino Puglisi guida il percorso di rinascita della città. Un’esperienza interrotta dalla violenza mafiosa ma non per questo più debole. Un’esperienza che oggi continua a camminare sulle gambe di tante donne e uomini che ogni giorno s’impegnano per affermare legalità e diritti”.
“Padre Pino Puglisi – ha aggiunto il primo cittadino – persona straordinariamente normale, ha trasformato un atto di morte in un atto di vita. Se siamo migliori, se Palermo è una città migliore, lo dobbiamo anche al suo sacrificio. In anni bui, nei quali specialmente nella Chiesa in tanti erano asserviti al potere mafioso, è stato testimone coraggioso di speranza e cambiamento, ha coniugato grande impegno civile e cammino di fede. Il suo martirio non è stato vano”.
Infine, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha ricordato “la straordinaria figura di don Pino Puglisi che ha pagato con la vita il suo instancabile impegno evangelico e sociale a favore dei giovani” e che per il suo sommo sacrificio è stato beatificato.
“La passione per l’educazione e la sua attenzione alle dinamiche sociali hanno portato don Pino Puglisi ad impegnarsi nel quartiere Brancaccio, uno dei più difficili di Palermo e nel quale, tra l’altro, era nato, a fianco dei bambini e dei ragazzi per evitare che finissero nella rete mafiosa e per indicare loro un percorso di riscatto fondato sulla fede, su autentici valori civici e sul rispetto della legalità”, ha concluso la titolare del Viminale.