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L’intelligenza artificiale può cambiare la nostra vita oltre al mondo del lavoro

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L’intelligenza artificiale (AI) sta cambiando radicalmente la nostra vita e il mondo del lavoro. Tuttavia, con la sua diffusione emergono rischi significativi di “misuso” e di eccessiva etopoiesi. La diffusione dei sistemi di Intelligenza Artificiale Generativa (GenAI), capaci di generare contenuti testuali e visivi, è in crescita. ChatGPT di OpenAI, per esempio, ha raggiunto 100 milioni di utenti registrati in poco più di due mesi. Questo fenomeno suscita curiosità, ammirazione, diffidenza e sconcerto. Il futuro della GenAI sembra promettente. La crescente disponibilità di modelli multimodali e verticali specializzati in varie aree, come immagini fotorealistiche e musica, contribuirà ad aumentare il numero di utenti.

Studi recenti, come quello di Microsoft, indicano che l’integrazione di sistemi AI nei processi aziendali può portare a risparmi significativi di tempo. Tuttavia, l’efficacia dipende dalla capacità di integrare questi sistemi nei contesti lavorativi specifici. È necessario promuovere nuove ricerche accademiche e consulenze che considerino le difficoltà socio-tecniche nell’integrazione della AI, evitando di presupporre che la semplice aggiunta di sistemi AI porti automaticamente a un aumento della produttività. Il regolamento europeo sulla AI sottolinea l’importanza di evitare il “misuso” dei sistemi AI, ossia l’uso improprio che può portare a risultati inaccurati o ingannevoli. Comprendere e distinguere l’uso corretto dal misuso è cruciale per gestire i rischi associati.

L’antropomorfismo, ossia la strategia di rendere le interfacce AI simili agli esseri umani, e l’etopoiesi, la tendenza umana a proiettare comportamenti intenzionali su oggetti inanimati, sono fenomeni distinti ma interconnessi. L’etopoiesi è un fenomeno psicologico naturale, radicato nella nostra evoluzione, che ci porta a proiettare su oggetti inanimati o manifestazioni naturali, come lo stormire delle fronde, intenzioni e comportamenti umani. Questo comportamento potrebbe essere nato come un adattamento evolutivo per prevedere e sfruttare gli effetti di tali fenomeni per raggiungere i nostri scopi. In altre parole, l’etopoiesi ci porta a vedere “volontà” e “intenzioni” dove non ce ne sono, facilitando la nostra interazione con il mondo circostante. Quando applichiamo questa tendenza naturale ai sistemi di AI, rischiamo di attribuire loro un livello di comprensione e intenzionalità che non possiedono realmente, aumentando il rischio di fidarci eccessivamente di loro.

È importante monitorare l’impatto dell’antropomorfismo sull’utente, specialmente per prevenire eccessiva fiducia e dipendenza dai sistemi AI. Comprendere e affrontare i rischi del misuso e dell’etopoiesi è essenziale per una consapevole integrazione della AI nella nostra vita quotidiana e professionale. Solo così potremo sfruttare al meglio le potenzialità offerte da questa rivoluzione digitale.

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Redazione 2