- Torna a salire la domanda di lavoro oltre i livelli pre-pandemia
- Rispetto a settembre 2019 sono 91mila i lavoratori in più ricercati (+20,9%)
- Aumentano però anche le difficoltà delle imprese nel reperire figure qualificate
Le imprese tornano finalmente ad assumere, soprattutto nel settore dei servizi, nell’industria e nel commercio. Complice la ripresa dai consumi e del commercio mondiale, la domanda di lavoro ha subito una rapida impennata, con 526mila lavoratori ricercati solo a settembre, il 30% dei quali under 29.
Secondo il Sole 24 Ore, in base al Bollettino Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, per il trimestre settembre-novembre, la domanda di lavoro ha addirittura superato i livelli pre-covid con 91mila lavoratori in più ricercati nello stesso mese del 2019 (+20,9%).
I dati appaiono, dunque, incoraggianti anche se destano qualche preoccupazione i rincari del costo dell’energia e delle materie prime e l’evoluzione della pandemia.
Le imprese non riescono a trovare operai e professionalità specializzate
Sempre secondo il Sole 24 Ore un profilo su tre sarebbe però introvabile (36,4%). Un vero e proprio paradosso se si pensa che l’Italia è oggi uno dei paesi con il più alto tasso di disoccupazione giovanile in Europa.
Tante imprese lamentano infatti le enormi difficoltà nel reperire dirigenti, operai specializzati, profili ad alta specializzazione, come ingegneri (47,8%), tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (59,2%), tecnici della distribuzione commerciale (58,7%), tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (57,1%) matematici e scienziati (57,2%).
Altre figure difficilissime da trovare sono i fonditori, i saldatori, i lattonieri, i calderai, i montatori di carpenteria metallica (66,2%), i fabbri ferrai, i costruttori di utensili e assimilati (65,8%), gli artigiani e gli operai specializzati del tessile e dell’abbigliamento (65,5%). Sono difficili da reperire anche i tecnici informatici.
Un gap evidente tra domanda e offerta di lavoro che frena la crescita e il cambiamento, dovuto principalmente a una formazione scolastica e universitaria carenti, alla mancanza di esperienze pregresse, ma anche a retribuzioni troppo basse, che spingono molti giovani a emigrare all’estero.
Questo mismatch appare ancora più evidente se si leggono i dati territoriali. La difficoltà nel reperire profili specializzati risulta maggiore nel Nord est (41,5% delle figure ricercate), poi nel Nord Ovest (36,3%), nel Centro Italia (34,0%) e infine nel Sud e Isole (33,2%).
I settori che offrono maggiori opportunità
Servizi, industria, commercio sono i settori più propensi ad assumere. L’industria ha pianificato per il mese di settembre 156mila entrate, che salgono a 436mila nel trimestre settembre-novembre. In crescita rispettivamente del 24,8% e del 29,1% rispetto al 2019.
Cresce anche il settore manifatturiero con 114mila entrate nel mese e 317mila nel trimestre (rispettivamente +31,7% e +34,9% rispetto agli stessi periodi del 2019). A fare da traino sono soprattutto le industrie della meccatronica alla ricerca di 31mila lavoratori nel mese e 87mila nel trimestre.
A seguire le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo e quelle tessili, dell’abbigliamento e calzature e il comparto delle costruzioni in cui la domanda di lavoro aumenta a vista d’occhio.
Il settore dei servizi prevede 370mila contratti di lavoro solo a settembre (+19,3% su settembre 2019) e oltre 1 milione nell’intero trimestre (+21,2% sul trimestre 2019).
Grandi opportunità anche nel commercio con 279mila entrate previste nel trimestre e nel settore dei servizi alla persona con la domanda di 188mila lavoratori.
Boom di contratti a tempo determinato
Secondo le stime fornite dal bollettino Excelsior la tipologia contrattuale più diffusa è il contratto a tempo determinato. I contratti a tempo determinato previsti per il prossimo trimestre sono 275mila, ovvero il 52,3% delle entrate programmate.
A seguire ci sono i contratti a tempo indeterminato (109mila), i contratti di somministrazione (49mila), altri contratti alle dipendenze (37mila), i contratti di apprendistato (28mila), altri contratti (18mila) e i contratti di collaborazione (10mila).
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