- Nuova battuta d’arresto per il maxi-concorso dei CPI siciliani
- Non ci sarà la prova preselettiva e la valutazione dei titoli professionali
- I sindacati sul piede di guerra: prima la riqualificazione e riclassificazione del personale in servizio
Proprio in queste ore la Regione Sicilia sta riscrivendo l’atteso bando per i Centri per l’impiego siciliani. La modifica del controverso articolo 10 della legge n. 44/2021, approvata in Senato, sta, infatti, costringendo a cambiare in corsa le regole del concorso.
Accolte alcune proteste
Sono state, così, accolte le proteste di tanti giovani riguardanti la preselezione per soli titoli (che penalizzava proprio questa fascia d’età) ed è stato riformulato l’art.10, considerato da più parti discriminatorio, limitando la preselezione per soli titoli esclusivamente ai “concorsi per profili qualificati ad alta specializzazione tecnica”.
Un ritardo di pochi giorni nella pubblicazione in Gazzetta che potrebbe costare caro, dunque, soprattutto a navigator, sportellisti e personale dei vecchi enti di formazione, poiché oltre a saltare la prova preselettiva, potrebbe venire meno anche la valutazione dei titoli professionali.
Le nuove regole
Secondo le nuove regole dei concorsi basterà un’unica prova scritta digitale e una prova orale così da snellire e accelerare le selezioni secondo le nuove procedure fast track. Era già tutto pronto, ma le modifiche alla normativa nazionale hanno costretto a procedere con una nuova stesura del bando, sia per i laureati (Categoria D), che per i diplomati (Categoria C).
I posti a concorso
Secondo le ultime indiscrezioni i posti messi a concorso saranno 1100, gran parte dei quali riservati a laureati e diplomati, mentre la restante parte sarà destinata a profili altamente specialistici.
A parlarne è stato ieri all’Ars l’assessore alla Funzione pubblica Marco Zambuto, che insieme all’Assessore al lavoro Scavone stanno gestendo la selezione.
Non sembra dunque esserci pace per quello che si preannuncia come il concorso dei record in Sicilia, rimandato per ben due anni e che ha risentito, nei giorni scorsi, anche, delle proteste dei sindacati, che chiedono la riqualificazione e riclassificazione del personale regionale, e che, oggi, subisce una nuova battuta d’arresto.
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