- Pochissimi strumenti informatici a disposizione e personale poco qualificato
- Il Reddito di cittadinanza va ridefinito. Pochi occupati in Sicilia
- Occorre un migliore coordinamento tra Governo e regioni
Anche in Sicilia la realtà dei Centri per l’Impiego fotografata dalla Corte dei Conti è disastrosa. Nonostante siano maggiori le strutture e la dotazione di organico sia più alta rispetto alla stessa regione Lombardia (2364 operatori, compresi i 429 navigator, contro i 1063 operatori lombardi) l’azione dei centri per l’impiego siciliana è fallimentare su più fronti.
Lo scenario in Sicilia
L’indagine avviata dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti per verificare il funzionamento della rete dei centri per l’impiego, gli obiettivi programmati ed i risultati raggiunti ha messo in luce una situazione impietosa.
All’interno dei 9 Servizi provinciali Cpi siciliani e nei diversi Centri territoriali (sono 68 gli organismi operativi) manca il personale dotato di competenze specialistiche, come “orientatori, psicologi, informatici, esperti in consulenza aziendale e mediatori culturali” e gli strumenti informatici disponibili sono insufficienti. Nei Cpi siciliani solo 1074 operatori hanno un PC e le stampanti sono appena 277.
Come accade anche in altre Regioni non si assiste solo a un inadeguato utilizzo di risorse informatiche, caratterizzate da una forte obsolescenza e da un inesistente accesso al sistema informativo nazionale, ma si sottolinea la necessità di assegnare adeguate risorse per l’implementazione e l’aggiornamento del sistema stesso.
Puntare sulle politiche attive del lavoro
La misura del Reddito di cittadinanza per come è stata finora concepita non ha aiutato a creare maggiore occupazione nell’isola, ma ha messo in luce l’importanza di prevedere degli interventi strutturali di contrasto alla povertà e all’emarginazione sociale.
Come ha spiegato il vicepresidente del Centro Pio La Torre, Franco Garufi: “La Sicilia è stata insieme alla Campania tra le principali beneficiarie della misura”. Al 28 febbraio 2021 nell’isola i soggetti beneficiari del RdC ammontavano a 316.893. A questo numero andrebbero sottratti i 4504 soggetti esclusi, i 6210 esonerati e i 4147 rinviati al patto di inclusione. Restavano “Work Ready”, cioè in condizione di entrare utilmente nel mercato del lavoro, 302.032 beneficiari. “I piani personali di accompagnamento al lavoro sono stati però solo 3131”.
Un numero piuttosto basso e che fa emergere la necessità di definire meglio una misura da più parti definita assistenzialista. La necessità di realizzare una rete di protezione sociale, a tutela del lavoratore disoccupato, non si accompagna all’attuazione di politiche attive per il lavoro che favoriscono il suo rapido reinserimento nel tessuto produttivo.
Servono sistema interventi di orientamento e formazione in grado di garantire un miglior allineamento della domanda e dell’offerta di lavoro. Secondo lo stesso Garufi bisogna innanzitutto intervenire “con una modifica legislativa che separi nettamente le misure di presa in carico e di sostegno al reddito di ultima istanza, dalle politiche attive del lavoro, che devono invece trovare una strumentazione più adeguata nel coordinamento tra Governo centrale e regioni e con un ruolo nuovo dell’ANPAL (commissariata e riportata all’interno della struttura ministeriale), come anche la delibera della Corte dei Conti evidenzia aldilà di ogni dubbio”.
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