In Italia negli ultimi anni è cresciuto a dismisura il numero di persone che hanno deciso di darsi al mondo degli investimenti. Le nuove tecnologie, infatti, offrono tanti spunti agli utenti che sono interessati a questo genere di attività che permettono di avere delle entrate extra oppure, in alcuni casi, di poter usufruire di un vero e proprio stipendio, diventando così la prima fonte di guadagno. Negli ultimi due anni il rapporto tra attività finanziarie e reddito disponibile ha sperimentato un rialzo sia nell’Area euro sia in Italia, anche per effetto del migliore andamento dei mercati finanziari, portandosi rispettivamente a 3,3 e a 3,6 a fine 2017.
Secondo un’indagine della Consob sugli strumenti finanziari, i più conosciuti sono i conti correnti bancari o postali e i titoli di Stato (questi ultimi indicati dal 54% del campione), mentre meno del 15% conosce derivati e PIR. Oltre il 60% degli intervistati, poi, non ha mai sentito parlare di investimenti etici e socialmente responsabili (SRI).
Ed il sud Italia verso cosa si muove nel campo degli investimenti? In questo caso la fetta più rilevante degli investimenti è dedicata al reddito fisso (obbligazioni) con una percentuale del 41,7%. In seconda posizione ci sono invece le azioni con un 21,8% la cui maggioranza di queste è relativa ad aziende globali / europee ad alta capitalizzazione. Dopo abbiamo i fondi multi-asset con un 20,3% ovvero fondi di investimento che investono su mix di titoli (es. azioni + obbligazioni + materie prime). Il 13,0% del portafoglio è invece destinato a strumenti alternativi (di natura più speculativa). Infine il 3,2% è destinato al mercato monetario. Il 66,7% di dove investono gli italiani è quindi destinato a strumenti tradizionali (azioni, obbligazioni, monetario) mentre il restante terzo a strumenti più strutturati. Il 41,7% dedicato all’obbligazionario conferma la bassa propensione al rischio e la ricerca di rendimenti sicuri in tempi non troppo brevi.
Insomma, le famiglie del Sud Italia investono principalmente per il futuro, per migliorare il tenore di vita, dedicando grande attenzione ai propri progetti: il 72 per cento investe pensando appunto alla famiglia. Questi investimenti sono destinati a garantire principalmente la sicurezza dei propri figli (41 per cento) e a ristrutturare casa (42 per cento). Pur proponendosi molteplici di obiettivi, gli investitori italiani scelgono un orizzonte temporale piuttosto breve: non supera infatti i 5 anni, a paragone della media europea che sfiora i 7.
Tuttavia, non emerge una passione vera per gli investimenti: appena il 18 per cento dei risparmiatori afferma che occuparsi dei propri investimenti è un hobby. Altro dato da considerare riguarda il modo in cui si prendono determinate decisioni di investimento. Il 42 per cento incontra regolarmente un consulente finanziario e l’84 ritiene di aver bisogno di ancora più supporto e consulenza. E quale tipo di consulenza finanziaria vorrebbero i risparmiatori? Porte aperte a tutti i consulenti che agiscono come “coach” per gli investitori o a coloro che tengono in considerazione le aspirazioni e i progetti specifici dei loro clienti, anziché concentrarsi sulle caratteristiche specifiche di un prodotto finanziario.
Cresce, però, il numero di chi decide di investire grazie alla rete e quindi in modo del tutto autonomo. Nel Sud del nostro Paese, infatti, si sta ampliando la fetta di investitori che decidono di puntare sulla quotazione dell’oro in tempo reale attraverso il trading online. L’oro è una commodities tra le più importanti in quanto rappresenta il bene rifugio per eccellenza. Quando i mercati sono in fase recessiva di solito il prezzo dell’oro sale e viceversa. L’oro si presta molto al trading online essendo un bene che presenta una grande volatilità e, quindi, anche come ottimo sottostante per le opzioni binarie.
L’oro, dunque, è un bene molto volatile e questo vuol dire che è caratterizzato da svariate e continue variazioni durante l’arco della giornata. Queste oscillazioni spesso portano aspetti positivi, ma anche negativi. Da una parte è una valida possibilità di un eventuale profitto per i trader, dall’altra possono far perdere una parte o tutto il capitale investito. Quindi, è essenziale non scordare mai, di valutare sempre ogni possibile azione. Il primo fattore e anche il più importante che influenza il prezzo dell’oro è sicuramente il dollaro statunitense. Il motivo è abbastanza evidente, ovvero l’acquisto di questo metallo viene effettuato con questa valuta.
In pratica, questo significa che maggiore sarà il prezzo del dollaro e maggiore sarà anche il prezzo dell’oro; viceversa: una diminuzione del dollaro provocherà una conseguente riduzione del prezzo dell’oro.
Un secondo fattore rilevante è l’influenza globale dei mercati sia finanziari, che borsistici, perché in un periodo di crisi i trader scelgono, quasi sempre, di investire in beni rifugio, proprio come l’oro.
Anche le principali news economiche, sono i responsabili dell’andamento del prezzo dell’oro, per questo è necessario essere continuamente aggiornati su ogni aspetto dell’asset. Se pensiamo, per esempio il giorno dopo il Brexit, avvenuto il 24 giugno 2016, il prezzo dell’oro è schizzato da 1253.70 a 1320. Questo perché? Perché la reazione di estrema preoccupazione di molti investitori allo specifico accaduto, li ha spinti a investire maggiormente sull’oro.
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