A vederla dal vivo, la Sicilia, da Villa San Giovanni sembra proprio a due passi. E quando si percorre il tratto di mare in traghetto, la traversata non dura più di quindici minuti. Eppure, il ponte sullo Stretto non è ancora stato realizzato: burocrazia, dispetti politici, mala gestione, pericolo sismico dell’area, immobilismo all’italiana, pareri tecnici favorevoli e pareri tecnici contrari, … Tutto sembra remare contro.
Ma non è questione degli ultimi due o tre governi, se il Ponte non si è ancora fatto. Se è di pochi giorni fa l’approvazione in Consiglio dei ministri della manovra finanziaria che assicura, tra le altre cose, anche i fondi per la realizzazione del collegamento stradale e ferroviario tra Italia e Sicilia, possiamo risalire per secoli addietro per trovare il primo “anelito al ponte”.
Quella che ora è definita una “priorità nazionale” ed è considerata un’opera strategicamente fondamentale per il futuro dell’isola, è un’idea che circola in Italia, anzi a Roma, sin dall’epoca degli antichi Romani, prima, e di Carlo Magno, poi.
Perché se ne riparli, bisognerà attendere il Regno delle Due Sicilie e precisamente il 1840: Ferdinando II di Borbone richiede ai propri tecnici una sorta di progetto e di studio di fattibilità. La risposta che ottiene, tuttavia, lo farà desistere, soprattutto a causa del costo ingente per l’eventuale realizzazione del ponte.
Con l’Unita l’Italia, si torna a ragionare sulla questione del collegamento con l’isola, contattando tecnici di fama internazionale (Alfredo Cottrau, nel 1866), proponendo passaggi sottomarini (è del 1870 l’idea di un tunnel lungo 22 km), ponti a cinque navate (1883), ancora gallerie e tubi sottomarini (1921 e 1935), … Questo, nonostante i devastanti effetti del terremoto di Messina del 1908 ponga sotto gli occhi di tutti la pericolosità dell’area da un punto di vista sismico: 7,3 gradi Richter, tra 75.000 e 82.000 vittime.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale e con la nascita della Repubblica italiana, le idee sembrano farsi un po’ più concrete e meno fantasiose.
Si ricorre ad un progettista di ponti sospesi, l’ingegnere nord americano David B. Steinman (che di ponti se ne intendeva, avendone progettati oltre 400), il quale all’inizio degli anni Cinquanta propone un ponte a tre campate e due piloni, che si sarebbero inabissati per 120 metri sotto il livello dell’acqua e innalzati per 220 metri al di sopra. Se si fosse realizzato, il ponte del progetto Steinman avrebbe detenuto il record mondiale di campata libera: ben 1.524 metri, per una spesa di circa 100 miliardi di lire e il coinvolgimento di 12.000 operai.
Sono sempre degli anni Cinquanta, la richiesta da parte della Regione Sicilia al Politecnico di Milano di uno studio geofisico che consenta di conoscere la natura delle formazioni sulle sponde e sul fondo del mare e la costituzione del Gruppo Ponte Messina Spa: questo gruppo, costituito da aziende come Fiat, Italcementi, Italstrade, Finsider e Pirelli, si propone di promuovere studi ingegneristici e ambientali per verificare la fattibilità del “progetto ponte”. Durerà fino al 1981, quando lascerà il posto alla Stretto di Messina Spa.
Nel 1969, il Ministero dei lavori pubblici bandisce un “Concorso internazionale di idee” per trovare una soluzione all’attraversamento dello Stretto, attraverso un progetto che garantisca 6 corsie autostradali e due binari ferroviari.
Tra i 143 progetti presentati, uno sarà definito il ponte di Archimede: un tunnel a mezz’acqua ancorato al fondo mediante cavi d’acciaio e sostenuto prevalentemente dalla spinta di Archimede (da cui il nome) esercitata dall’acqua. Vi sono, poi, ponti strallati a tre campate, ponti sospesi a campata unica, ma anche a tre, quattro e cinque campate, gallerie sotterranee e tunnel in diga sottomarina.
A partire dagli anni Settanta, gli sforzi sembrano concentrarsi su due ipotesi: quella, sostenuta dall’IRI, dell’attraversamento aereo a campata unica, e quella che accoglie il favore dell’ENI, del ponte di Archimede. Il tunnel a mezz’acqua è la soluzione decisamente a minor impatto ambientale e la sua struttura presenta tutte le caratteristiche per resistere alle sollecitazioni delle correnti marine e di eventuali terremoti.
Tuttavia, nel 1978, il Gruppo Ponte di Messina presenta un progetto che segnerà la fine dell’idea del tunnel sottomarino: una soluzione aerea a campata unica, di una lunghezza pari a 3.300 metri. Tre anni dopo, la neonata Stretto di Messina Spa acquisisce questo progetto e promuove studi di fattibilità teorici e sperimentali per tutti gli anni Ottanta e Novanta, i quali danno alla luce il progetto preliminare del 2003.
Iniziano, anzi continuano le promesse di presidenti del Consiglio e ministri: “il ponte si farà entro il ‘94”, “il ponte si farà presto”, “qualcosa entro tempi brevi”, …
Sul progetto preliminare del 2003, la cordata Eurolink capeggiata da Impregilo vince la gara d’appalto come contraente generale per la costruzione del ponte, con un’offerta di 3,88 miliardi di euro. Emergono tuttavia delle interferenze di Cosa Nostra nella realizzazione dei lavori, il che allunga ulteriormente i tempi di avvio dei lavori.
E l’avvicendarsi dei governi non facilita le cose: un esecutivo dà il via ai lavori (Berlusconi 2005), le ditte firmano il contratto (marzo 2006), ma l’insediamento del governo successivo (Prodi 2006) mette tutto in standby; Prodi vuole annullare il contratto ma due suoi ministri appoggiati, dall’opposizione, fanno ostracismo; l’esecutivo Berlusconi nel 2009 conferma la propria disponibilità ad appoggiare la realizzazione del ponte.
E così, finalmente, dopo decenni di tentativi, progetti e studi, iniziano i lavori propedeutici sulla costa calabrese (la deviazione della linea ferroviaria Cannitello Villa San Giovanni prende avvio il 23 dicembre 2009 e si conclude il 17 aprile 2012). Prima di porre la prima pietra del ponte, infatti, sarà necessario deviare gli attuali percorsi di treni e auto, per fare posto a circa 40 km di raccordi stradali e ferroviari.
Il governo in carica (2023) annuncia, per voce del ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, l’inizio dei lavori per il 2024. Il premier Meloni, con apposito decreto legge (approvato in Parlamento) riattiva la Stretto di Messina Spa e la procedura di progettazione esecutiva del ponte sullo Stretto, secondo il progetto del 2011.
Se e quando si farà, il ponte sarà a campata unica, lungo 3.666, con torri alte 399 metri e un impalcato di 61 metri di larghezza, avrà 4 corsie per le auto (fino ad un massimo di 6.000 ogni ora) e 2 binari (massimo 200 treni al giorno). Complessivamente sono previsti collegamenti stradali per 20 km e ferroviari per 39 km.
Il ponte è progettato per resistere a venti fino a 270 km/h e a scosse sismiche fino ad una magnitudo di 7,1 sulla scala Richter. Il costo complessivo ammonterà a circa 15 miliardi di euro. Sarà il ponte sospeso più lungo al mondo.
Se consideriamo il ponte dello Stretto di Messina come una metafora, vediamo un’opera che vuole unire due mondi, superando barriere e sfide apparentemente insormontabili. Nella stessa ottica, i casinò online esteri rappresentano un tentativo di connettere gli appassionati di gioco d’Italia con esperienze di gioco globale, nonostante le barriere legislative e culturali. Entrambi hanno dovuto affrontare resistenze, controversie e cambiamenti di direzione, ma la loro esistenza sottolinea una costante umana: la nostra innata voglia di superare gli ostacoli e cercare nuove opportunità. Proprio come il ponte avrebbe potuto facilitare un flusso senza precedenti tra le due sponde dello stretto, così i casinò online esteri offrono agli italiani l’opportunità di esplorare mondi di gioco al di là delle frontiere nazionali. In entrambi i casi, si tratta di una questione di visione, adattamento e, infine, di connessione.