Quella dei giornalisti non è una casta, e probabilmente non è elegante sfruttare il mezzo per parlare di sé stessi. Ma quello che è accaduto ad un gruppo di operatori dell’informazione in Abruzzo merita uno strappo alla regola, rischiando l’autoreferenzialità, visto che quella che sto per raccontare è una storia che mi appartiene.
Accedere alla professione giornalistica non è mai stato facile, immaginate quanto possa esserlo in tempi di crisi economica. Ottenere un regolare contratto di lavoro è spesso un traguardo remoto, figuratevi quanto questo sia difficile per prestare lavoro giornalistico.
All’Aquila negli ultimi due anni è nata una televisione, oggi visibile nell’intero territorio regionale, nella quale i fisiologici problemi connessi all’attività professionale hanno assunto carattere cronico, quasi patologico.
E’ una storia di giornalisti, o aspiranti tali, e tecnici ai quali è stata lesa ogni dignità.
Che, quando gli è andata bene ottenendo un contratto, sono stati sottopagati, assunti con contratti capestro – alcuni come addetti alle pulizie – non pagati.
Ma c’è di più. Tanto da far scomodare il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, che in conferenza stampa all’Aquila ha annunciato che l’Ordine si costituirà parte civile nei confronti dell’editore in caso di procedimenti penali. Molti aspiranti giornalisti, ai quali sarebbe stata persino negata la certificazione necessaria per l’iscrizione all’elenco dei Pubblicisti, venivano pagati dal Servizio civile nazionale pur prestando servizio in una televisione commerciale.
Grande merito va dato anche al presidente regionale Stefano Pallotta, che oltre ad aver deferito il direttore della testata al Consiglio di disciplina, sta esercitando i poteri sostitutivi per consentire a quei praticanti l’iscrizione all’Ordine pur in assenza dei documenti necessari, negati dal direttore.
Sono in tutto quindici gli ex dipendenti, che hanno denunciato questa tv alla Direzione provinciale del lavoro, alcuni attraverso la Ugl, altri autonomamente. La redazione è stata oggetto di ispezione, congiuntamente all’Inpgi, la cassa previdenziale di categoria, perché, manco a dirlo, a molti non sono stati regolarmente versati i contributi.
Questa è forse una storia come tante. Anzi lo è sicuramente. Ma iniziare ad alzare la testa, reagendo ad editori o presunti tali che credono di poter fare e disfare della vita dei giornalisti come fosse la loro, deve essere la via maestra. Dall’Aquila arriva un input, inedito oserei dire.
Noi, saremo al fianco di tutti quelli che da oggi vorranno denunciare angherie e vessazioni di varia natura.
Speriamo nell’effetto contagio.