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Una figlia di nessuno. Una figlia del #Sud
10 Set 2015 09:00

“E tuo padre chi è?”

La ragazza stette muta, come al solito. Come ogni qualvolta le si poneva questa domanda.

“Mio padre è morto!”

“Quando?”

“Non lo so. Ero piccola.”

Aveva una madre ma non aveva un padre. E nessuna risposta in tal senso. Con tanta evasività da parte delle persone che la circondavano. Di tutto il paese.

Era il 1940, la Germania estendeva il suo progetto espansionistico sull’Europa, Mussolini stava al gioco, un po’ temerario un po’ impaurito. L’Italia era ancora monarchica, con tanti problemi irrisolti al Sud, dove in vari luoghi regnava ancora la curtis medievale.

Dorina era nata in un paese della Calabria, dove tutto era fermo nel tempo. Nemmeno la propaganda del fascismo era arrivata in su per quelle montagne.

C’era l’arciprete, il farmacista ed il notaio, che davano le direttive anche al podestà, un analfabeta messo li’ da un prefetto.

“Ma tuo padre chi è?”

La vita di Dorina si svolgeva in una casa appena decente. La madre era sarta, sopravvissuta alla campagna, inurbata per miracolo. E nulla era mancato di veramente essenziale in quelle quattro mura. Tranne quell’assenza.

Ma chi era quella sarta venuta dal contado? Chi era Dorina?

In paese molti sapevano, nessuno parlava. Sino a quando una donna, la levatrice del paese, incrociò la ragazza in un negozio. Qualche parola sul più e meno, poi s’incamminarono insieme verso il laboratorio sartoriale.

“Io ti ho fatto nascere ed ora sei ragazza…..Passa il tempo. Quanti anni hai?”

“Sedici.”

“Hai finito la scuola?”

“Si”

“Impara bene il mestiere di tua madre. Tra un paio d’anni dovrai maritarti ed è importante avere il mestiere. Potrai scegliere tra migliori pretendenti.”

“Io non mi sposerò mai!”

“E perché?”

“Nessuno mi vuole”

“Nessuno ti vuole?”

“Certo. Chi sposa una che non sa chi è il padre?”

La donna s’irrigidì.

“Ma…”

“Io so che lei qualcosa sa. Ed io sono abbastanza grande per sapere.”

La donna inarcò un sopracciglio. Tirò un sospiro e guardò negli occhi la ragazza.

“Beh! Ormai sei grande…..Tua madre non te ne ha mai parlato?”

“Si. Dice che papà è morto durante il servizio militare. Ma io non ci credo.”

“Può essere. Quando sei nata lui non c’era con noi.”

“Signora, lei sa la verità! Chi è mio padre?”

“Vieni a casa mia tra qualche giorno, ne parliamo. Vediamo se mi ricordo qualcosa. Devo pensare.”

La donna si caricò sulle sue grandi spalle una responsabilità.

“Buongiorno signora.”

“Ciao Dorina. Accomodati.”

“Qualcosa è affiorato dalla mia mente.

Stettero a parlare per due ore. Dorina uscì provata, ma aveva retto la verità.

Dopo un mese vennero a far visita, nella casa della sarta, i mezzadri. Portarono la metà del raccolto di due ettari di terra ben coltivati.

La signora stese tutti i frutti su un tavolaccio e Dorina si appropriò di un bel numero di ciliege. Erano rosso fuoco, succose, enormi.

“Mamma, posso portarle alla levatrice, la Zuccotti?”

“Perché proprio a lei? Ho clienti migliori e che ti vogliono anche bene.”

“Lei mi è simpatica.”

“Va bene. Fai come vuoi. Ma torna presto. Sta per fare buio.”

Dorina prese la strada della chiesa e quando fu a cento metri dalla casa della levatrice, inforcò un vicolo, svoltò e bussò ad un grande portone.

“Ho delle ciliege per il signore!”

“Un momento.” Passarono un paio di minuti. “Potete salire!”

“Buonasera signorina…..ma……”

“Buonasera Barone. Vi ho portato delle ciliege. D’altronde sono della vostra terra?”

“Della mia terra?”

“Certo. Del terremo che voi avete regalato a mia madre.”

“Io non conosco sua madre.”

“Barone, voi siete mio padre. So tutto!”

“Ma che dite?”

“Chi me l’ha riferito è persona di sicura affidabilità e qui in paese molti sanno.”

“Io continuo a negare.”

“Papà, io vi capisco e starò al gioco. Ma quando il mio futuro marito mi chiederà chi è mio padre io dirò che siete voi. E quando nascerà mio figlio e chiederà del nonno io lo porterò qui!”

“Mi sconvolgete la vita così!”

“La mia e quelle di mia madre sono state sconvolte da sempre.”

“Ma io vi ho messo in condizione di non farvi mancare mai niente.”

“Io non conosco la storia che ha legato voi a mia madre. Ma io esisto e sono qua. E voi esistete e siete qua!”

“Se posso fare qualcosa la farò, ma io sono sposato…. ho dei figli. Non posso cambiare il corso della mia vita.”

“Allora…..io voglio solo una cosa. Che facciate arrivare dei soldi a mia madre, per farmi studiare. E’ l’unico modo per andare via da questo posto. Io qui non voglio più stare.”

“Va bene. Sarete accontentata. Ma io e voi rimarremo sempre due estranei.”

Dorina divenne un buon medico. E un giorno si presentò in ospedale un uomo vecchio, che doveva operarsi lo stomaco. Dicevano che aveva forti dolori e che non c’era un solo parente ad accompagnarlo.

Dorina, con la sua umanità, scese in corsia per rincuorarlo. Ma appena lo vide, riconobbe in quel vecchio malandato fisicamente, suo padre. Allora stette ai patti. Fece finta di nulla e risalì al suo posto. Il lamento salì d’intensità.


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