Il noir come genere capace di affrontare il tema della pedofilia violenta ed assassina correndo su un doppio binario, quello del poliziotto che dedica al suo lavoro ogni energia e quello del killer apparentemente insospettabile, un thriller di ampio respiro orchestrato su tensioni psicologiche e psicotiche in cui è la Capitanata, terra natia dell’autore, a fare da scenario con il suo paesaggio ma anche con la malavita, con le nevrosi di provincia e le vite pubbliche e private che intrecciano ipocrisie e solitudini, abbandoni e perversioni.
E’ questo il mix di ingredienti che fa di “Formicae” (SEM – Società Editrice Milanese, 2017), il nuovo romanzo di Piernicola Silvis, una storia ad alta tensione emotiva che la casa editrice SEM ha scelto per inaugurare ufficialmente le proprie pubblicazioni partendo dalla Puglia e, più precisamente, da Foggia con la prima presentazione tenutasi lunedì scorso nell’incantevole cornice della Sala Fedora del Teatro Giordano, a cui hanno fatto seguito le tappe di Lecce e Bari.
La SEM, fondata dall’ex numero uno di Mondadori Libri, Riccardo Cavallero, assieme ad Antonio Riccardi, poeta ed ex direttore letterario a Segrate, all’altro ex Mondadori, Valerio Giuntini, e dal socio Mario Rossetti, ex manager Fastweb, in linea con il suo hashtag ufficiale #FacciamoStorie, non punta sulle collane ma sui titoli unici, di genere diverso, con una certa predilezione per il noir per via della sua marcata componente sociologica e per la ricerca della rappresentazione della realtà e della società civile che, non a caso, nel ritorno sulla scena narrativa di Piernicola Silvis trova la sua massima espressione.
Formicae è l’ultimo romanzo di uno scrittore – Un assassino qualunque (2006), L’ultimo indizio (2008) e Gli anni nascosti (2010) i suoi precedenti lavori, tra l’altro tradotti in diverse lingue – che nella vita fa il questore. Piernicola Silvis è stato, infatti, capo delle Squadre Mobili di Vicenza e Verona, dirigente dei commissariati di Pubblica Sicurezza di Vasto e Senigallia, capo di gabinetto della questura di Ancona, vice questore vicario di Macerata, questore di Oristano e dal gennaio 2014 è questore di Foggia, sua città natale che mai ha perso di vista nelle sue numerose criticità e che, in Formicae, è protagonista con quella caratterizzazione dell’ambientazione tipica del noir.
Nel booktrailer di Formicae si colgono i punti principali della trama: dalla voce al telefono che dice che Livio Jarussi, il bambino scomparso da due anni, è vivo e sta bene alla scena sconcertante a cui assiste la polizia quando arriva nel luogo indicato dalla voce anonima, una discarica alla periferia di Foggia in cui, sepolto malamente tra i rifiuti, c’è il corpo di Livio e ciò che rimane di lui è quasi solo un brandello della felpa che indossava al momento della scomparsa, dove campeggia la scritta Zio Teddy. Scoppia la psicosi del mostro e Renzo Bruni, alto funzionario del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, torna ad occuparsi del caso che più di ogni altro l’ha tormentato, come poliziotto e come uomo. Per Zio Teddy, invece, è semplicemente la ripresa di una partita a due, giocata con gli strumenti del male. Niente di quello che accade, però, è vero fino in fondo e così la partita iniziata tra i due avversari si apre presto a un terzo giocatore, il più feroce, il più sfuggente. Anche lui, come Bruni, ma per ragioni diverse e inaspettate, vuole che il mostro di Livio e di altri innocenti torni nell’inferno brulicante di formiche che l’ha generato.
Un thriller tutto da scoprire quello di Piernicola Silvis che abbiamo raggiunto per un’intervista proprio a pochi giorni dall’inizio di questa sua nuova avventura letteraria.
Formicae è il suo quarto romanzo. Come nasce l’idea di questo nuovo lavoro?
Desideravo da un lato mostrare al pubblico dei lettori di thriller come ragionano e agiscono veri investigatori impegnati in indagini senza fiato, e per questo ho costruito un poliziotto che incarnasse i tanti colleghi seri e onesti che, con grande spirito di servizio, si impegnano sul fronte della criminalità. Poi desideravo tirare fuori la provincia di Foggia dall’anonimato mediatico nazionale in cui versa, visto che la criminalità della Capitanata è estremamente efferata e crudele, almeno quanto la napoletana o la siciliana.
E la sua passione per la scrittura?
Ce l’ho da sempre, poi verso i cinquant’anni ho capito che forse potevo dedicarmi a scrivere davvero qualcosa degna di essere pubblicata.
Formicae è anche il primo romanzo prodotto dalla nuova casa editrice SEM. Come nasce il sodalizio tra lei e la SEM?
Semplice: SEM ha avuto il romanzo fra le mani senza che io lo sapessi (glielo ha mandato un noto scrittore di loro fiducia che lo aveva letto, Alan D. Altieri). Lo hanno apprezzato e mi hanno chiamato, senza neanche sapere io che lavoro facessi.
Quanto c’è di autobiografico nei suoi romanzi e quanto la sua attività lavorativa ha influenzato i contenuti dei suoi libri e il suo stile di scrittura?
La trama è assolutamente di fantasia, ma innegabilmente la mia professione mi agevola nel descrivere come funzionano nella realtà le vere indagini.
Una domanda anche sul suo delicatissimo incarico di Questore. Il Sud riuscirà, prima o poi, a liberarsi dal peso della criminalità che lo opprime, liberando le sue energie creative e sfruttando al massimo tutte le sue potenzialità? Quali sono, secondo lei, le strade da percorrere?
Una sola: la gente deve cominciare a fidarsi seriamente dello Stato, quindi denunciando minacce ed estorsioni e ribellandosi alla costante minaccia dei clan, anche vincendo ataviche omertà. Questo è il sistema giusto per risorgere: occorre che la società civile rovesci una volta per tutte il tavolo. Una volta ritrovato il gusto della legalità, non lo si abbandona più.
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