Si discute di Sud?
Seguendo criteri lineari: si invitano i presidenti delle regioni del Sud, specialmente se ad organizzare l’incontro è il partito di appartenenza, poi si demanda il coordinamento ad un esperto in tema.
Una persona che conosce il Meridionalismo dalle opere di Nitti, Salvemini, Fortunato, alle politiche di De Pretis, Sidney Sonnino, di Rudinì, per avere un quadro d’insieme che non tolga nulla alla completezza dell’analisi.
Pensate che sia andata in tal modo? Vi sbagliate.
La festa c’è ed è quella nazionale dell’Unità, a Milano, il dibattito sul Meridione c’è, ma a non esserci sul palco sono i presidenti delle regioni del Sud e brilla per assenza il coordinatore Meridionalista.
Al suo posto il vice segretario del Pd, Deborah Serracchiani, che dovrebbe usare la cortesia di mostrarci le sue competenze in tal materia.
Sarebbe cosa gradita a chi sta a cuore il Sud ed ha usato dieci anni della sua vita, per percorre i luoghi in tutte le loro epoche.
La domanda sorge lecita: ma questa Italia, nel 2015, può ancora tollerare una logica che ha il volto della prima repubblica di basso impero?
Viene un senso di avvilimento. Nessuno si era illuso che le cose, quando si parla di Sud, riescono a sottrarsi all’emarginazione, ma così non può andare avanti.
Si manca di rispetto ad un immenso territorio. Si manca di rispetto a chi lo ama e lo vive, in chi ci crede, in chi non molla mai. Anche dopo questi segnali.
Lascia un commento