Murati vivi nei palazzi crollati, prigionieri dentro gabbie di metallo, o vicoli e strade del centro storico, coperti di macerie.
Si sentono così gli adolescenti aquilani, a quattro anni dal terremoto. E lo denunciano in un video clip, “freedom”, realizzato dagli studenti del Liceo Scientifico “Bafile” dell’Aquila, nel quale reclamano spazi e voglia di libertà.
Vogliono tornare in centro, per poter assaporare di nuovo il gusto di incontrarsi sotto i portici o nelle piazzette, dove si svolgeva la movida notturna. Luoghi ora inaccessibili. Vogliono spazi dove poter incidere un cd, fare musica, cultura, dove incontrarsi per studiare. Vogliono vivere una vita normale.
La musica diventa il loro grido d’allarme e di dolore allo stesso tempo. L’unico modo per far ascoltare la loro voce.
Spinti dal desiderio e dalla necessità di recuperare i loro spazi, Martina Carosi, Andrea Casciani, Federico Cialfi, Luca Bottone, Davide Strinella, Andrea Cucchiella Alessio D’Eramo mettono insieme una band e incidono un brano , che chiamano freedom. Sulle note di un famoso pezzo degli Iron Maiden riscrivono le parole che parlano di voglia di vivere, nonostante le “vite stravolte, mescolate alla morte”. Reclamano spazi vitali in una città fantasma, ammoniscono gli adulti ad “aprire la mente”, a sperare ancora nel futuro. Chiedono alle istituzioni un ruolo da protagonisti nella ricostruzione partecipata dal basso. “Dacci spazio”, grida la canzone. Gli fanno eco gli slogan delle occupazioni studentesche delle scorse settimane.
Le parole scorrono inesorabili anche in sovrimpressione, a rimarcare, se ce ne fosse bisogno, un messaggio che le immagini già raccontano con forza, grazie al sapiente montaggio di Sergio Ciarrocca, video maker e papà di uno studente, che probabilmente lascerà L’Aquila per andare a terminare gli studi fuori città.
Mentre guardo il videoclip, rifletto con amarezza che proprio gli adolescenti, i primi a voler tornare a L’Aquila adesso sono tentati di andar via, perché qui si teme non ci sia futuro.
Il ricordo del passato fa male oppure è caduto in oblio, come i nomi delle strade del centro storico, che la maggior parte di loro neanche ricorda più o ha mai conosciuto.
Almeno la mia generazione ha vissuto a pieno la bellezza di questa città e senza esserne cosciente, ne ha potuto godere ogni più piccolo spazio, vicolo, portone e ne conserva il ricordo.
Chi intende rimanere, lo fa a condizione di avere una vita normale, a cominciare dal desiderio di visibilità, che i giovani aquilani reclamano. Un desiderio che va sostenuto e al quale è doveroso dare voce.