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Sedici artisti per la Puglia, tra mostre e denuncia
09 Giu 2014 09:41

Sventola la bandiera nera dei pirati issata su Torre Guaceto. E’ l’“Assedio” pensato da Michele Giangrande a memoria delle scorribande turche sulle coste dell’alto Salento, ma anche monito e appello: qui l’Arte ha conquistato la riserva, che va lasciata incontaminata.

Poco più in là, inquietante, un viso emerge (o affoga) da una lastra di petrolio, nel “Limbo” di Dario Agrimi, a ricordare gli sbarchi dei migranti e le tante morti in mare. E poi quella grande freccia al neon, il “Sud” di Daniela Corbascio, che indica la rotta e rimanda al Castello di Carovigno, tra l’orrore delle macerie compresse del cassonetto-installazione “Remmate” di Giampiero Milella o la grazia di un’oca dal collo così lungo da poter finalmente dialogare (e farsi sentire) con l’uomo senza complessi d’inferiorità, nell'”Exstension” ancora di Agrimi.

E’ “L’Arte per la natura“, collettiva che fino al 7 settembre trasforma la Riserva naturale di Torre Guaceto e il Castello Dentice di Frasso di Carovigno (BR), in un museo a cielo aperto d’arte contemporanea. Curata dalla Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a mare e realizzata in collaborazione con il Comune di Carovigno, Consorzio di Torre Guaceto e Regione Puglia, la mostra raccoglie 40 opere pensate, per la prima volta, site specific da 16 artisti pugliesi, in un lungo omaggio alla propria terra.

“Quando l’arte è in grado di sensibilizzare e far riflettere – spiega Mariella Milani, presidente del Consorzio Torre Guaceto, presentando la mostra – accade che l’estetica diventi etica. Come in queste opere, che sono espressione di passione, indignazione, protesta e poesia. Una testimonianza d’amore, ma anche un grido d’allarme per i danni inferti dall’uomo alla natura”.

A rispondere alla chiamata, racconta la direttrice della Fondazione Pascali, Rosalba Branà, un gruppo di artisti, alcuni ancora giovani, altri già affermati anche internazionalmente, che, a titolo gratuito, tra gli ulivi della Riserva e le sale del Castello indagano il rapporto tra arte e natura ognuno secondo il proprio linguaggio e background. Ecco allora che il designer Tashito immagina un enorme “Vaso” di pesci che rimanda al leggendario vaso d’oro di Tiresia, mentre Francesco Schiavulli affida i suoi tableaux vivants, “Dimore” e “Sacra famiglia”, proprio ad alcuni migranti giunti sulle nostre coste.

Miki Carone si appropria invece di uno strumento di lavoro come il remo e in “Tepee” lo trasforma in una casa-tenda. Guillermina De Gennaro rende la natura stessa artista, mescolando con “Inglobe” ritratti, acqua e piante rampicanti che cresceranno nel tempo. E ancora, il “Mar morto” di (veri) rifiuti della battigia di Iginio Iurilli, la “Spiga dorsale” di Christian Loretti, le fotografie di Massimo Ruiu, Giulio De Mitri, Claudio Cusatelli, Pierpaolo Miccolis, i “Segreti” spiati da Raffaele Fiorella, le “Sleep Tight” di Claudia Giannuli.

“Il binomio arte-natura non è una novità – conclude l’assessore Mediterraneo, Cultura e turismo della Regione Puglia, Silvia Godelli – Qui però assume un valore particolare e anticipa quello che può diventare questo territorio: un percorso “eco”, che e’ anche eco-compatibile ed eco-sostenibile”.

A presentare la mostra anche il sindaco di Carovigno, Cosimo Mele; Monsignor Domenico Caliandri, Arcivescovo della Diocesi di Brindisi e Ostuni; e Fulco Pratesi, storico presidente del Wwf.


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