“Coraggio, competenza, lealtà”, tre parole, semplici, ma ricche di significato.
Tre parole che racchiudono il senso dei due giorni passati a Taranto con l’Acamdey di Resto al Sud e l’inizio di questo nuovo percorso.
Il coraggio lo ritrovi nei volti e nelle storie degli altri ragazzi, storie che ti colpiscono e che ti rimarranno dentro, storie che ti fanno capire quanto sia sbagliato avere dei pregiudizi, storie attraverso cui realizzi quanto il luogo in cui nasci possa forgiarti e farti crescere, con la voglia di cambiare e migliorare.
La competenza è quella che ti permette di andare avanti, perché a volte si da per scontato, ma è vero che non si finisce mai di imparare, e più hai voglia di apprendere nuove cose e metterti in gioco, più hai la possibilità che davanti a te si presentino opportunità cui non avresti mai pensato.
Lealtà nei confronti degli altri, sempre e comunque. Dovrebbe stare alla base di qualsiasi rapporto interpersonale perché se non c’è la lealtà non si può pensare di costruire niente con delle solide fondamenta.
Tre parole che sicuramente sono state presenti nelle storie di coloro che ci hanno accompagnato nel percorso di questi due giorni, sia attraverso la formazione sia tramite le loro storie di vita.
Probabilmente prima di Taranto non avevo piena consapevolezza di cosa fosse questo progetto culturale (www.restoalsud.it) ma grazie a persone come Francesco Pugliese (amministratore delegato di Conad), Mirko Pallera (co-fondatore della Ninja Academy società leader nel settore della formazione sui social media), Marco Agosti (executive producer di Tiscali), Giuseppe Lanese (caporedattore di Resto al Sud) Roberto Zarriello (esperto di innovazione e direttore della Resto al Sud Academy), Giuseppe Caporale (noto giornalista e fondatore del progetto culturale) e tutti coloro che sono intervenuti al primo workshop dell’Academy, ho compreso quanto questo progetto sia davvero importante e di quanto provenire dal Sud, voler costruire un futuro qui, sia importante, della responsabilità e opportunità di raccontare il nostro territorio in maniera diversa, guardarlo con altri occhi e trasmettere agli altri questa visione.
Il Sud non è solo quello che si conosce tramite i servizi televisivi o le inchieste, è fatto soprattutto di persone oneste, che hanno la voglia di riscattarsi e far ripartire questo territorio, migliorarsi e migliorare la terra in cui sono nate e cresciute.
Hanno bisogno di opportunità, di mettersi in gioco e di altre persone che credano che il cambiamento sia possibile.
Sentire, a Taranto, queste persone credere in noi è stato “fortificante”, se c’è qualcuno che crede in te sai di dover dare il meglio, non solo per te stesso, ma anche, e soprattutto, per gli altri, per contribuire all’inizio del cambiamento, senza mai dimenticare di farlo con umiltà.
Il primo cambiamento è stato probabilmente vedere una città come Taranto, conosciuta e raccontata per l’Ilva, tramite gli occhi di chi la vive tutti i giorni. Rendersi conto della bellezza, delle differenze fra la zona antica e la parte nuova, della valorizzazione della sua storia e della disponibilità delle persone che ci vivono. Capire quanto vedere le cose in maniera diversa sia importante. Non fermarsi e prendere per buono quello che ti raccontano ma andare oltre.
Pensare in modo diverso è la base da cui partire o ricominciare, e non è mai troppo tardi per farlo.
Avete presente il blocco dello scrittore?
Questi due giorni sono stati come le prime parole su un foglio bianco, quelle che danno il via, quelle che si spera diano vita ad uno dei più bei romanzi mai scritti, sperando sia scritto a più mani, quelle di coloro che vivono al sud.
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