Mauro Rostagno non è promozionale per la città di Trapani. Con questa motivazione il sindaco della città siciliana Vito Damiano ha rifiutato di concedere il patrocinio gratuito del comune che rappresenta ad un documentario sul giornalista e sociologo torinese.
Cresciuto all’università di Trento, co fondatore di Lotta Continua, animatore del circolo Macondo a Milano, seguace del guru arancione Osho, Rostagno è sicuramente un personaggio importante nella storia recente del nostro Paese. Poi negli anni ’80 arriva a Trapani, al seguito dell’amico Ciccio Cardella per aprire Saman, prima comune sul modello degli arancioni e poi centro di recupero per tossicodipendenti. Mauro però ha già la testa altrove: torna ad innamorarsi del giornalismo.
E dai microfoni di Rtc, tv locale trapanese, denuncia mafia e malaffare, corruzione e mala politica. La sua avventura in quella che è stata definita lo zoccolo duro di Cosa Nostra si conclude il 26 settembre del 1988, quando alcuni colpi di fucile lo inchiodano al sedile della sua Fiat Duna bianca, che si tinge del rosso di quell’omicidio. Delitto per anni rimasto oscuro, nelle modalità, nei mandanti e nei moventi. Ci sono voluti più di vent’anni di indagini per far iniziare il primo processo, quello ancora ancora oggi in corso a Trapani, che vede imputati il boss mafioso Vincenzo Virga e il killer Vito Mazzara. È una storia importante quella del sociologo piemontese che aveva scelto la Sicilia senza esserci nato. Ed è per questo che i giovani giornalisti free lance Andrea Ossino e Diego Gandolfo decidono di raccontarla in un breve video, Sanatano, il nome da arancione assunto da Rostagno. Il loro lavoro viene premiato al festival del giornalismo di Perugia nel 2012. Da qui la decisione di produrre un documentario più lungo.
Primo ostacolo: reperire i fondi necessari. I tempi però sono di magra: le casse dei comuni sono vuote. Ossino e Gandolfo però si accontenterebbero anche soltanto del patrocinio gratuito dei comuni in cui Rostagno operò in Sicilia.
Dal comune di Erice arriva subito il via libera per apporre il simbolo della città nei titoli di coda del documentario. Di segno completamente opposta la risposta della città di Trapani, dove Rostagno visse l’ultima fetta di vita, finendo poi assassinato.
“Nel riconoscere il valore culturale dell’iniziativa, non si ritiene che essa possa rientrare tra le manifestazioni promozionali per la città di Trapani” scrive il sindaco di Trapani Damiano, rifiutando di patrocinare gratuitamente il documentario su Rostagno. Scelta liberissima che però rischia di prestarsi a molteplici letture. Damiano è lo stesso sindaco che poco dopo l’insediamento si fece autore di un’opinabile dichiarazione sulla mafia.
“Non bisogna parlare di mafia perché si rischia di darle soltanto troppa importanza, i progetti dove si parla sempre e solo male della mafia, in realtà danno importanza ai mafiosi” disse il primo cittadino, già alto ufficiale dei carabinieri ai vertici del contro spionaggio.
Altra dichiarazione libera e lecita, che venne pronunciata però in una città che rappresenta ancora oggi lo zoccolo duro della Piovra, la Gomorra di Cosa Nostra, capoluogo della zona dove Matteo Messina Denaro sarebbe oggi latitante. Ed è lo stesso comune di Trapani che tempo fa, quando il sindaco era l’altro pidiellino Mimmo Fazio, si rifiutò di concedere la cittadinanza onoraria al prefetto Fulvio Sodano, uomo in primissima linea contro le cosche. Ora qualsiasi scelta è lecita e liberissima. Qualsiasi dichiarazione, anche la più opinabile deve essere protetta dall’articolo 21 della costituzione.
La Sicilia però è una terra che vive soprattutto di segnali: un’isola in cui negli anni si è sviluppata una potentissima ricezione ai simboli. È per questo che la scelta di apporre il simbolo di Trapani al documentario su Rostagno sarebbe sicuramente apparsa più comprensibile.
Più utile e ragionevole. Tanto più che sarebbe stata completamente gratuita per le casse del comune di Trapani. Ed è sempre per lo stesso motivo che a questo punto è necessario che quel documentario su Rostagno veda la luce. E chiunque conservi la necessaria sensibilità per cogliere il valore di questo segnale può liberamente contribuire alla sua realizzazione, donando la propria offerta a questo link. Qualsiasi cifra, anche simbolica. Anzi soprattutto se simbolica.