Emozione e gioia, tanta gioia, ma anche ansia e cautela. A Villa Graziella, nel rustico di famiglia tra le colline di Govone, i sentimenti con cui si attendono notizie dalla Siria si mescolano di continuo.
È lì che la famiglia Quirico ha ricevuto la telefonata attesa da quasi due mesi. “Sono papà, sto bene…“, le poche parole di Domenico, il giornalista della Stampa scomparso lo scorso 9 aprile, che hanno rafforzato la speranza di riabbracciarlo – mai venuta meno – della moglie, Giulietta, e delle due figlie, Eleonora e Metella.
“Siamo felicissime”, dice la figlia maggiore, Eleonora, 26 anni e una laurea in Archeologia. Anche lei stava per partire per la Siria quando la scomparsa del papà ha sospeso come in un limbo le loro vite. Dal fondo del viale alberato che porta alla casa, si sente soltanto l’abbaiare dei cani che corrono per il cortile. Le tre donne sono lì, sotto un gazebo, con l’orecchio teso al telefono.
“Siamo felicissime“, si limita a dire Eleonora, il tono cortese e un sorriso tirato, che rivela tutta la preoccupazione di questi lunghissimi 58 giorni trascorsi in attesa di novità.
Il “momento è delicato”, come sottolineato dal direttore della Stampa Mario Calabresi e dalla Farnesina, e lo sanno anche loro. Felicissime sì, ma ancora in attesa di “notizie certe”. Più in alto anche il castello di Govone, residenza estiva di casa Savoia che si affaccia su casa Quirico, sembra come aspettare il momento giusto per tirare il fiato.
“Io non lo conoscevo – racconta Bruno Ponchione, che abita poco distante – ma sono lo stesso felice, come tutto il paese, e spero possa tornare presto a casa”. Anche nella vicina Asti, città natale dell’inviato di guerra, lo aspettano tutti.
“Non vedo l’ora di riabbracciarlo, per me è un grandissimo amico“, dice il sindaco Fabrizio Brignolo, sulla giacca la coccarda gialla, il simbolo americano di chi aspetta il ritorno di un proprio caro da lontano, e un desiderio: “organizzare una grande festa per il ritorno di Domenico”.
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