Nel 2009, ricordo un’assemblea non facile, qui a Portoscuso. Non tirava una buona aria. Berlusconi aveva promesso centomila posti di lavoro.
Negli ultimi cinque anni però, è successo il contrario: in Sardegna 80mila persone hanno perso il lavoro. Ricordo tratte aeree, che oggi non ci sono più; stabilimenti e progetti per la pesca, per la macellazione della carne. Tutto chiuso, tutto fallito.
L’amministrazione non è solo retorica sparata sui giornali. Contano le cose che fai, bisogna avere l’attenzione anche per le piccole cose, curare i progetti, farli crescere.
Sappiamo che l’economia che ruota intorno alla pesca del tonno è un pezzo di storia, da secoli. Interessa centinaia di persone che con fatica portano avanti un lavoro serio, pulito.
L’Europa dovrà affrontare temi quali l’attività predatoria delle navi-fattoria, che catturano i grandi branchi nelle acque internazionali e impoveriscono il mare.
E l’Italia deve fare bene la sua parte nella ripartizione delle quote.
Oggi, con il Piano Sulcis, c’è oltre mezzo miliardo di euro per far ripartire il territorio e le piccole imprese godono di una favorevole fiscalità di vantaggio.
È evidente che le filiere della pesca piccola e grossa e degli stagni hanno un significato concreto, importante.
Bisogna dedicare il massimo dell’impegno a queste opportunità.
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