Ieri c’è stato un importante e qualificato momento di confronto e proposta quello del convegno “Chiesa e Lavoro” alla Stazione Marittima di Napoli, organizzato dalle Conferenze episcopali delle regioni del Sud per iniziativa del cardinale di Napoli Crescenzo Sepe.
La mancanza di lavoro al Sud è una crisi democratica, non più sociale. Quando a un giovane dici per 10 anni che non ha speranza, si aprono varchi per irrazionalità e demagogia.
Dobbiamo liberarci della lamentosità, dal pulcinellismo e dall’incapacità a produrre fatti. L’unica rivoluzione che conosco è quella della trasformazione urbana e dei cantieri.
Il primo obiettivo deve essere quello di evitare la desertificazione sociale del Sud, con giovani diplomati e laureati costretti ad andare via dai loro paesi per vivere.
Ho rilanciato, quindi, alla presenza del ministro Claudio De Vincenti, la proposta di assunzione di 200mila giovani con uno stipendio iniziale di 900 euro da impiegare nella Pubblica Amministrazione, dove l’età media è alta.
Veniamo da dieci anni di blocco del turnover – nessuna demagogia – facciamo i conti con i bilanci ma facciamo i conti con le necessità oggettive. L’operazione è possibile con un investimento di due miliardi e 600 milioni, fondi reperibili dal risparmio di appena il 5% degli incentivi che il governo dà alle imprese.
Si tratta di un’operazione sociale necessaria, perché non si può chiedere alla gente del Sud e soprattutto ai giovani di aspettare ancora. Mettendo in piedi uno sforzo unitario possiamo rendere concreta un’operazione che dà speranza di rinnovamento concreto e di un’opportunità di lavoro e di vita.