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Prodotti agricoli dannosi per la salute, la Regione Siciliana può bloccarli
14 Set 2016 08:35

L’articolo 14 dello Statuto della Regione prevede tra le competenze esclusive della Regione stessa la difesa dei prodotti agricoli e industriali. È una norma di rango costituzionale che, per la parte concernente la Sicilia, integra la Costituzione italiana.

Chi ha studiato o studia legge e conosce la gerarchia che esiste tra le fonti normative, sa bene che le norme di rango costituzionale non possono essere abrogate, o modificate da norme di rango inferiore (le cosiddette leggi ordinarie, statali o regionali che siano, né tantomeno da norme comunitarie). Né possono essere ignorate o disattese da comportamenti trasgressivi e/o omissivi.

Bene. Fino a quando una supercostituzione europea non avrà occupato il primo posto nella gerarchia delle fonti, le norme costituzionali del nostro Paese, compreso il nostro Statuto, prevarranno su quelle comunitarie.

Le stesse garanzie, ovviamente, altrimenti saremmo alla burla, assistono le norme applicative delle norme costituzionali. Quindi la Regione ha la potestà di introdurre nella sua legislazione tutte le norme che ritenga utili e necessarie per salvaguardare i prodotti siciliani.

Così nel caso del grano, dell’olio, degli agrumi e di tutto quello che rientra nel genere amplissimo dei prodotti siciliani.  Pienamente legittimo sarebbe il divieto di ingresso imposto dalla Regione ai prodotti provenienti dal resto d’Italia o dall’estero che concretizzassero una concorrenza sleale nei confronti dei nostri prodotti, prodotti i quali devono avere come primo obbiettivo quello di coprire il fabbisogno interno dell’Isola e poi quello di assicurare una forte esportazione.

Difesa quindi nel duplice senso. E ancor più è dovere della Regione evitare, a mezzo di ispezioni e controlli severissimi, che abbiano ingresso nel nostro territorio prodotti dannosi, o addirittura tossici, proposti alla vendita a prezzi inferiori a quelli siciliani (per minore intrinseca qualità, o, peggio perché lavorati da soggetti non aventi le stesse tutele lavorative che in Sicilia, come ad esempio nel caso di minori o di operai sottopagati e sfruttati).

È il caso, ad esempio, del grano duro che arriva con le navi in Sicilia: se è pieno di micotossine – cosa che è già avvenuta e che continua ad avvenire come raccontato qui – la Regione può bloccarlo. Lo stesso discorso vale per l’ortofrutta trattata con pesticidi che la farmacopea agricola del nostro Paese ha bandito negli anni passati perché dannosi per la nostra salute. Anche in questo caso la Regione ha il potere per bloccare questi prodotti.

Solo se i prodotti esterni superano i controlli e non turbano l’equilibrio dei nostri mercati potranno avere libera circolazione.

Nessun’altra Regione ha queste prerogative. Ecco perché ci vuole un Governo che veramente abbia a cuore i nostri agricoltori, a cominciare da chi ci mette capitali e intelligenza organizzativa per finire con chi ci mette cuore e braccia.

Un Governo che, certo del suo buon diritto, abbia il coraggio di andare avanti anche in presenza di un’impugnativa che lo Stato italiano, in servile ossequio di qualche regola  dell’Unione dovesse esperire alla Corte Costituzionale.


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