“Riscoprire, o imparare, il mestiere di cittadini. Per quanto sia ardua, è la sola via. Il primo passo è capire il valore e la bellezza dei doveri civili”. Quando si incontra Carlo Paolini e ci si concede il privilegio di ascoltarlo, può succedere che riaffiorino sulla superficie dei propri pensieri le parole del politologo Maurizio Viroli contenute nel bel volume “La libertà dei servi” (Ed. Laterza). Carlo Paolini, infatti, ex decennale consigliere comunale di Bari (lo è stato dal 2004 al 2014), non è solo una autorevole voce storica capace di raccontare le evoluzioni del capoluogo barese, ma è anche e soprattutto, da decenni, un cosiddetto “cittadino attivo”. Qualche settimana fa, la sua associazione “L’ARCA – Centro di Iniziativa Democratica”, ha festeggiato il 20esimo compleanno di attività. E per celebrarne l’impegno profuso, l’ho incontrato per rivolgergli alcune domande.
“L’Arca” compie 20 anni. Un bilancio di questo periodo, tra luci ed ombre, tra soddisfazioni e delusioni?
“L’ARCA Centro di Iniziativa Democratica” è nata vent’anni fa a Bari, raccogliendo l’eredità politica del “Comitato Dossetti” per la difesa della Costituzione e le idee del Movimento barese per l’Ulivo. Si è posta subito come un punto di riferimento politico e culturale per chi aveva a cuore la promozione e l’avanzamento dei diritti civili per la costruzione progressiva di una democrazia sempre più partecipata, al di là della propria appartenenza partitica. Quella attraversata è stata una stagione politica molto intensa e non priva di difficoltà, perché si doveva contrastare da un lato il progetto berlusconiano di riformare la Costituzione e dall’altro riuscire in un’impresa nuova: costruire un “contenitore” politico come l’Ulivo. Sappiamo tutti com’è andata a finire: riuscimmo ad impedire lo stravolgimento della Carta costituzionale, ma non si è riusciti a realizzare la visione dell’Ulivo.
L’associazione è stata anche lo specchio delle evoluzioni del Paese. Come descriverebbe l’ultimo ventennio, nel quale la fiducia per la politica e le istituzioni è crollata?
La fine dell’Ulivo è coincisa con l’affermazione in politica dello stile berlusconiano, prevalentemente personalistico. Lentamente il collante del centro-sinistra, l’area politica in cui l’ARCA si riconosce, non furono più le idee e una visione della politica come l’Ulivo aveva tentato di portare avanti, ma l’anti-berlusconismo. Tale fenomeno, con i suoi risvolti culturali, ha contribuito a svalutare il ruolo dei partiti, fino alla situazione attuale: il voto non viene più richiesto per un partito e per il suo programma politico, ma per il personaggio (possibilmente con un appeal mediatico) che di volta in volta riesce a conquistare le leve del comando. Da qui nasce la frattura che separa ogni giorno di più il mondo della politica dalla cittadinanza, come testimonia l’aumento progressivo dell’astensionismo. La democrazia rappresentativa sta arretrando a favore di una élite di “nominati” e con forme che somigliano sempre più ad una “dittatura della maggioranza” di governo. In questo scenario, nonostante tutto, l’ARCA continua il suo percorso di promozione della politica diffusa, ispirandosi ai princìpi della solidarietà e del rispetto di ogni diversità, nella piena attuazione dell’art. 3 della Costituzione.
Dopo 20 anni, sarete nuovamente impegnati per il referendum costituzionale? Quale la posizione dell’associazione?
I valori della Costituzione, per noi, sono da custodire, anche se alcuni istituti sono da riformare. Nessuna riforma, però, va presa a scatola chiusa. La proposta sulla quale ci esprimeremo ad ottobre col referendum affronta problemi effettivi, ma prevalentemente in modo controproducente. Non si cambia la Costituzione a stretta maggioranza, già abbastanza ristretta e nata dal premio di maggioranza (previsto dal sistema elettorale “Porcellum”, dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale). La riforma, inoltre, oltre ad intaccare con l’aspetto dell’elezione dei senatori l’art. 1 della Costituzione, secondo cui “la sovranità appartiene al popolo”, non abbatte significativamente nemmeno i costi della politica.
L’Arca, perciò, ha intenzione di discutere e di confrontarsi nel merito di una riforma che si combina dannosamente con l’Italicum, con il rischio di produrre un premierato assoluto con indebolimento dei contrappesi. L’ARCA sarà impegnata, quindi, nella tutela dei princìpi fondanti della Costituzione e, conseguentemente, per l’affermazione del No.
Nonostante alcuni miglioramenti e la presenza di pratiche virtuose nell’ultimo decennio, Bari resta una città difficile. Tante le emergenze: povertà, legalità, urbanistica ed ecologia. Come si è mossa e si muoverà l’associazione nei prossimi mesi?
La risposta ce la suggerisce Giacomo Costa, il direttore della rivista dei gesuiti italiani “Aggiornamenti sociali” che, nel suo editoriale di Aprile, affronta il tema della corruzione, ponendo anche l’accento sui nostri comportamenti individuali e sulle scelte quotidiane, ma anche sulla “capacità rigenerativa della vita sociale che deriva dalla partecipazione e dall’impegno di tante persone nell’associazionismo”. La corruzione, al di là dei danni economici, “intacca i legami sociali, la fiducia e il capitale sociale, le relazioni e le dinamiche democratiche, anziché generarli e farli crescere”: la risposta a queste de-generazioni, perciò, non può che venire da “processi di ri-generazione del corpo sociale; un compito che spetta non agli apparati repressivi, ma alle agenzie educative (informali e formali) e a tutti gli ambiti in cui si realizzano esperienze di partecipazione e di cittadinanza attiva”. Con la nostra associazione, quindi, anche con nuovi studi e analisi, continueremo ad indagare la complessità sociale della nostra città con il proposito di ideare e concretizzare proposte da presentare all’amministrazione comunale. Con l’obiettivo di aumentare la qualità della vita e di coinvolgere sempre più i più giovani, che rappresentano per noi la vera sfida per il futuro prossimo!
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