Due moto si inseguono, nel centro di Portici, città da 60.000 abitanti, che volge verso il Vesuvio ed il Monte Somma.
Da una di esse parte un colpo di pistola. Uno sparo per qualche grammo di cocaina o per un debito criminale non pagato. E una vita si spegne.
Una vita che non centra nulla con le meschinità di chi guida quelle moto.
Uno sparo ed un uomo che era sceso in strada per fare la spesa, non tornerà mai più.
Nemmeno il tempo di vedere i piloti della morte. Nemmeno il tempo di riflettere. Colpito in pieno viso. Da una di quelle pallottole grosso calibro che non perdonano.
Si chiamava Mariano, aveva 75 anni, accudiva una moglie invalida, aveva figli che l’adoravano, amici che lo stimavano. Tutti intorno a quel cadavere per terra. Increduli, attoniti, addolorati.
La figlia fugge in chiesa, per sottrarsi alla vista di quello scempio. Qualche urlo di sgomento e di ribellione, si disperde nel vento.
E la mattanza continua, nei pezzi di terra sottratti allo Stato. Dove uomini senza destino continuano a combattersi e a progettare affari sporchi di sangue.
A volte di un rosso colpevole, a volte di un rosso innocente.
E una donna rimane sola. Mariano non l’accudirà più. Due vite che si accompagnavano lentamente verso la sorte ultima dell’uomo, sono state spezzate.
Il tribunale della morte, composto da vite senza senso, ha decretato il loro destino.