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Pino Maniaci, intercettazioni choc. Claudio Fava: “Ora ci dia delle risposte”
04 Mag 2016 19:02

In Sicilia oggi non si parla di altro: al giornalista e direttore di TeleJato, Pino Maniaci, noto per le sue inchieste contro la mafia (e per le ormai ‘presunte’ intimidazioni), è stato notificato stamattina il provvedimento di divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani.

Il provvedimento, come si legge su Repubblica, è stato emesso dal GIP Fernando Sestito, su richiesta dei sostituti procuratori Francesco Del Bene, Amelia Luise, Annamaria Picozzi, Roberto Tartaglia e dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi.

Maniaci, infatti, è indagato per estorsione, accusato di aver chiesto “soldi e favori, come l’assunzione della compagna al Comune di Partinico, assicurando, in cambio, ad alcuni sindaci del palermitano, la linea soft della sua emittente nei loro confronti”.

La notizia dell’indagine è di tre settimane fa e allora la replica del giornalista fu feroce: “La vendetta della Procura è arrivata. Non mi è arrivato alcun avviso di garanzia e sono certo che tutto ciò non porterà ad alcun rinvio a giudizio. Ma intanto mi hanno infangato”.

Oggi, però, sono state rese note delle intercettazioni telefoniche e ambientali che stanno facendo il giro d’Italia:

A proposito delle indagini, sono state dure le parole espresse oggi dal procuratore Vittorio Teresi: “L’antimafia di Maniaci non ci serve, non aiuta l’antimafia di chi combatte ogni giorno”, mentre il collega Francesco Lo Voi ha tenuto a precisare che “la libertà di stampa e l’attività della testata (TeleJato.it, n.d.r.) non c’entrano nulla. C’era l’esigenza di allontanare dal territorio una persona che sfruttava la professione giornalistica e la sua notorietà per avere in cambio delle cose”.

Tra i tanti commenti sulla vicenda, da segnalare quello del giornalista e politico Claudio Fava, figlio di Giuseppe, assassinato dalla mafia il 5 gennaio 1984:

“Quando qualcuno gli ha impiccato i cani – ha scritto Fava – su ISiciliani.it – ho preso un aereo e sono andato a Partinico per dargli solidarietà, conforto, amicizia. Adesso leggo, come voi, che Pino Maniaci avrebbe usato tutto questo (le amicizie, le solidarietà, gli attestati di stima) per gonfiarsi come un tacchino. Dei cento euro forse pretesi da un sindaco se ne occuperanno i giudici per dirci se fu estorsione, bravata o solo minchioneria. Ma di ciò che ci riferiscono le intercettazioni, la risposta non la voglio dai giudici ma da Maniaci. Non chiacchiere su complotti e vendette mafiose: risposte!”. E ancora: “Voglio che dica – a me e agli altri che in questi anni hanno messo la loro faccia accanto alla sua – se quelle trascrizioni sono manipolate o se è vero che all’amica del cuore raccontava ‘a me mi hanno invitato dall’altra parte del mondo per andare a prendere il premio internazionale del cazzo di eroe dei nostri tempi‘. Uno di quei premi del cazzo era intitolato a Mario Francese, giornalista palermitano ammazzato dalla mafia. Glielo consegnarono sei anni fa. Ci dica Maniaci che è tutto falso, intercettazioni, verbali, parole sue e degli altri: tutto! Oppure quel premio lo restituisca subito“.


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