Un accordo contro il caporalato per mettere fine alla schiavitù dei braccianti agricoli nella campagne pugliesi. L’intesa è stato siglata da Cgil e Coop a Bari. L’obiettivo è ostacolare la vendita di quei prodotti che arrivano da una filiera che sfrutta i lavoratori, ma anche di avviare una certificazione etica d’impresa. Infine, il patto punta anche a eliminare i contributi a pioggia destinati alle imprese agricole per agevolare quelle attività che sono in regola con le leggi e i diritti dei lavoratori. L’accordo tocca da vicino due supermercati: Coop Estense e Conad. Il segretario della Flai Cgil Puglia, Giuseppe Deleonardis, si è detto soddisfatto perché “per la prima volta abbiamo l’opportunità di coinvolgere anche le istituzioni nella creazione di un percorso virtuoso che elimini definitivamente la politica dei fondi a pioggia. I soldi devono essere indirizzati solo alle aziende oneste”.
Lunedì scorso a Foggia si era tenuta la prima Conferenza sul lavoro migrante per fare il punto sulla reale condizione di lavoro nelle campagne, analizzando i fenomeni di degrado e di inciviltà di cui l’attuale sviluppo agro-alimentare si alimenta. La forte crescita del lavoro migrante in Puglia avviene attorno alla metà degli anni ottanta e interessa le province di Brindisi e Taranto. Da lì si spostano verso il sud barese ed in particolare verso la provincia di Bari, caratterizzata dalla forte presenza di uva da tavola, ciliegie e ortofrutta e verso la zona ionico metapontina ricca anch’essa di uva da tavola, ma anche di agrumi, fragole e angurie. Sul finire degli anni settanta è proprio questo il territorio caratterizzato dalla forte presenza del caporalato. Si stima che i lavoratori interessati siano oltre 20.000, soprattutto donne. Altre realtà coinvolte dai flussi migratori sono: il Nord Barese oggi Bat, dove sono particolarmente diffuse le grandi campagne legate all’uva da tavola,ciliegie e olivo e quella del Leccese particolarmente interessata dalla raccolta delle angurie e del pomodoro.
Nel territorio Pugliese la Capitanata rappresenta una realtà a parte, perchè caratterizzata da enormi produzioni di pomodoro, cipolle e carciofi che richiedono una forte presenza di manodopera non specializzata. Oltre 50.000 le lavoratrici e i lavoratori agricoli interessati da questi flussi di manodopera gestiti prevalentemente da caporali e dalla intermediazione di manodopera. Ai circa 175.000 lavoratori iscritti negli elenchi anagrafici nel 2012, se ne aggiungono altri 40.000 a nero, prevalentemente neocomunitari e africani.