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Palermo non è più la stessa (e si capisce quando qualcuno spara)

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Ieri, mossi dalle prime ipotesi degli inquirenti e visto la parentela tra una delle vittime (Vincenzo Bontà) e lo storico esponente di cosa nostra Giovanni Bontate, anche su Resto al Sud si è scritto dell’ombra della mafia che torna su Palermo.

In realtà, durante la notte scorsa, c’è stata una svolta: è stata fermata una coppia di coniugi (i cosiddetti ‘insopettabili’), sospettata dell’omicidio del 45enne Vincenzo Bontà e del 53enne Giuseppe Vela. Il movente starebbe nella degenerazione estrema di dissapori circa la realizzazione di un muro di cemento in campagna.

L’ipotesi del delitto mafioso, quindi, è ormai sgretolata ma quanto avvenuto ieri è la dimostrazione che a Palermo, ogni qual volta si spara, il primo pensiero va alla mafia (e in questo caso, come detto, c’è stato pure l’elemento rafforzativo) con tanto di parole pesanti del procuratore Lo Voi che, comunque, non fanno mai male (“purtroppo dobbiamo registrare la permanente vitalità, che del resto avevamo segnalato con forza fino a pochissimo tempo addietro, delle organizzazioni operanti sul territorio. Ribadisco ancora una volta: se qualcuno pensa che la mafia sia stata sconfitta e tutto sia finito, evidentemente non ha capito ancora niente“).

Questa percezione palermitana, però, non è del tutto negativa. Anzi, ha in sé un elemento che distingue la città di adesso con quella di venti – trenta anni fa: quando, infatti, si riteneva che un omicidio fosse di stampo di mafioso, calava il silenzio, meglio farsi i fatti propri, soprattutto se si ‘ammazzavano tra di loro’ e non toccavano tutti gli altri.

Oggi, invece, quando si ritiene già solo preliminarmente e ipoteticamente che dietro a un fattaccio di cronaca ci sia la mano di cosa nostra, allora si assiste a una sollevazione di dichiarazioni e di distinguo, al netto di quelle politiche, spesso di circostanza.

Il perché è semplice: bisogna da subito alzare la voce per allontanare la paura che ritorni il sangue sulle strade di Palermo e dintorni. Non trovate?

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Published by
Walter Giannò