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Padre Pino Puglisi Beato, alla “facciazza” della mafia
25 Mag 2013 08:04

E Padre Pino Puglisi diventa Beato. Alla “facciazza” della mafia, come si dice a Palermo. Sì, perché quelli lì avrebbero voluto cancellare dalla storia il sacerdote che stava rodendo i basamenti delle colonne che reggevano/reggono il loro tempio costruito con l’odio, l’illegalità e con il marmo intriso di sangue. E pensavano di raggiungere quell’obiettivo attraverso l’unico modo subdolo che conoscono: l’assassinio. 

Invece, l’agire di 3P è andato al di là della sua “vita terrena” ed ha, giorno dopo giorno, sempre più intensamente, contribuito al fine della sua missione: il Rinascimento culturale e sociale della città. Soprattutto dei più piccoli, quelli per cui il prete palermitano ha sacrificato la propria vita, perché non accettava per loro un futuro con la pistola in mano o con la bustina di cocaina in tasca.

La Beatificazione di Padre Pino Puglisi, quindi, non ha soltanto un valore religioso (venerabile per martirio in “odio alla fede”) ma ne ha anche un altro: universale. È il riconoscimento della forza prorompente della legalità, della lotta per la difesa della “cosa di tutti”. 

3P, inoltre, incarna l’energia di tutti quei giovani d’oggi che, cresciuti sotto le azioni e le parole sue, di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino e di tutti gli altri, gridano “la mafia è una montagna di merda“, convinti che “come tutte le cose umane, è destinata a morire“. 

La Nuova Palermo, dunque, ha il suo Beato. Da pregare e da emulare.

E il sole sta splendendo.


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