Mentre il progetto Grande Pompei procede a rilento, con farraginosità burocratiche e difficoltà di ogni genere, a Philadelphia su Pompei fanno affari d’oro.
E già perché da mesi la mostra del Franklin Institute fa sold out grazie a 150 reperti archeologici provenienti dal Museo archeologico nazionale di Napoli, tutti recuperati nel corso degli anni dagli scavi di Pompei, tutti “esportati” per la prima volta negli Usa: affreschi, sculture in marmo e bronzo, gioielli, monete romane e calchi completi delle vittime dell’eruzione del Vesuvio che nel 79 d.C. seppellì la città sotto uno spesso strato di lava e ceneri vulcaniche.
E ancora elmi di gladiatori, monete, altari e sacelli, statue, intere pareti decorate e molti altri reperti archeologici esposti nel loro contesto originario.
“One day in Pompei”, però, offre anche altro: all’ingresso il pavimento che vibra, le pareti scricchiolano, e gli effetti speciali in 3d e 4d immergono subito totalmente i visitatori nella catastrofica eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. con tanto di ricostruzione virtuale di strade, edifici, magazzini, lupanari, negozi con le loro merci e le terme.
Amaro se si pensa che a Pompei, quella vera, invece, la situazione invece è sempre in alto mare. O meglio sempre più.
Nei giorni scorsi al Mibac, presentando un’operazione di monitoraggio per Pompei “offerta” da Finmeccanica, Giovanni Nistri, il cosiddetto supermanager proveniente dalla pubblica amministrazione, ossia un generale della guardia di finanza esperto in recupero di beni trafugati, ha dimostrato di non sapere dare notizie dettagliate sulla situazione fondi.
Lo abbiamo raccontato nel dettaglio su sito www.insorgenza.it: Nistri ha detto solo che sono 7 i cantieri aperti, 1 chiuso in attesa di collaudo, e 6 appena partiti. E che sono state aggiudicate altre 6 gare. Ma non si comprende chi ha vinto le gare nè chi eseguirà i lavori. Per le poche opere concluse, invece, si sa: e la procura di Torre Annunziata ha aperto un’inchiesta per eccesso di ribasso.
Insomma a giudicare dai primi risultati il Progetto Grande Pompei (105 milioni di fondi Ue da spendere entro il 2015) procede a rilento.
Sempre da un calcolo nostro ottenuto sommando gli importi dei bandi di gara (ma senza calcolare i ribassi!) si arriva invece alla cifra di nemmeno 30 milioni stanziati fino ad ora. (http://www.insorgenza.it/verso-il-4-maggio-da-nistri-agli-appalti-poco-trasparenti-su-pompei-ecco-tutti-i-nostri-dubbi/). Ma il tempo stringe, il 31 dicembre 2015 è vicinissimo. E si rischia di perdere risorse preziosissime.
Dunque, in sintesi: noi abbiamo soldi e non sappiamo spenderli. Altrove (è già accaduto a Londra, al British Museum l’anno scorso, sempre con una mostra su Pompei) su Pompei ci guadagnano. Basti pensare che il biglietto d’ingresso alla mostra-evento di Philadelphia parte dai 16.50 dollari per arrivare anche ai 36 per la giornata completa. Ai quali si aggiungono ulteriori 9 dollari per chi volesse vedere in 3d il film “Ring of fire” dedicato ai vulcani.
Pensate se l’avessero organizzata a Pompei quanti soldini sarebbero rimasti nelle nostre casse…
Così non ci resta che invitarvi a scendere in piazza il 4 maggio dove l’associazione Pompei Mia ha organizzato una catena umana intorno al sito per far sì, tra le altre cose, che il ministro dei beni culturali, Dario Franceschini – che ha annunciato per pasqua una sua venuta in occasione della riapertura di tre domus – proceda alla nomina del vice di Nistri, dopo che ha rispedito l’uomo nominato dal predecessore Bray, Fabrizio Magani, a occuparsi dell’Aquila, dove lavorava da un paio d’anni al recupero della città.
Ricordiamo, infine, che il Decreto Valore Cultura, dove appunto è stabilito l’assetto gestionale del progetto grande Pompei, prevedeva nomine entro 60 giorni. Ne sono passati oltre 180. Come direbbe Andy Wharol (che Napoli celebra in questi giorni e che al Vesuvio ha dedicato diverse opere)… Fate presto…
Link: www.fi.edu/pompeii
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