La cosiddetta terra dei Fuochi è quel vasto territorio tra le province di Napoli e Caserta dove è avvenuta una grande nefandezza. Una nefandezza che conosce compiutamente tutto il mondo civile, grazie al libro Gomorra, scritto da Roberto Saviano.
Essa ha preso tale nome, per i fuochi che venivano appiccati ai giganteschi cumuli di spazzatura.
Nella Terra dei Fuochi è stato sotterrato di tutto. Anche sostanze cancerogene, che secondo uno studio della qualificatissima rivista Lancet, ha prodotto un’impennata di tumori, nei cittadini che vivono in quell’area. Circa 500.000 mila persone.
Il territorio, regno della camorra Casalese, autrice dello scempio, è stato oggetto di campionatura, anticamera di una futura bonifica. Ma all’improvviso è apparso un problema nel problema. Il nome? Rifiuti tossici di origine nucleare.
E’ ancora un allarme, una plausibilità, ma l’Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura, il 28 maggio ha inviato una lettera dove si asserisce di sospendere l’attività in alcuni dei 51 siti sottoposti ad analisi.
Se vogliamo scendere nel particolare, si parla di siti di terza, quarta e quinta categoria, i più pericolosi.
In tali siti bisogna accertare, con l’uso dei Droni, se vi è presenza di fusti contenenti materiale radioattivo, sotterrati dai suddetti.
Povera terra. Poveri uomini che la abitano. Ora anche il pericolo della radioattività. Se fosse vero, saremmo davanti a crimini contro l’umanità. Portare nella ragione chiamata dai Romani, Campania felix, per il rigoglio della terra e la sua fertilità, materiale tossico proveniente da industrie del Nord, dietro il compenso di milioni di euro, già era un fatto aberrante. Ma se davvero sono stati trasportati fusti con materiale nucleare, la storia assumerebbe implicazioni complesse.
Possiamo sperare che sia solo un sospetto infondato. E magari qualche collaboratore di giustizia, potrebbe dare un’indicazione per fare subito chiarezza.
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