La contrapposizione classica tra Pd e Pdl fa eccezione ad Avellino, uno dei sedici comuni capoluogo di provincia al voto. Qui, per decidere il nuovo primo cittadino, si sfideranno al ballottaggio del 9 e 10 giugno il candidato del Pd Paolo Foti (che parte dal 25,3% dei consensi) e quello dell’Udc Dino Preziosi (attestatosi al 23%). Crolla oltre ogni previsione il Pdl, il cui candidato, Nicola Battista, non é andato oltre il 16,5% (e peggio ha fatto la lista del Pdl ferma al 7,3%).
Un risultato solo in parte a sorpresa, in una terra tradizionalmente a vocazione democristiana, e alla cui base c’é il mancato accordo tra Udc e Pdl, alleati nel governo della Provincia per tre anni e mezzo, su un candidato congiunto quale doveva essere lo stesso Preziosi, manager dell’Air molto vicino a Ciriaco De Mita. A conti fatti, la scelta solitaria del Pdl non ha pagato scontando più di altri l’enorme frammentazione (8 i candidati sindaco sostenuti da 22 liste con 675 candidati per 32 seggi).
Il nuovo sindaco succederà a Pino Galasso, dimessosi con un anno di anticipo per partecipare alle primarie del Pd, partito che l’ex sindaco ha poi lasciato per dar vita ad una lista civica da lui ispirata a sostegno di Battista, che ha raccolto il 4,1% dei consensi.
Proprio Galasso è stato una delle cause del mancato accordo tra il partito di Berlusconi e l’Udc. Ora i due contendenti escludono entrambi la possibilità di accordi elettorali con gli altri sei candidati con i quali si sono sfidati al primo turno. Nel Pdl, intanto, si è aperta la resa dei conti: il coordinatore provinciale, Cosimo Sibilia, senatore del Pdl e già presidente della Provincia, in queste ore è il riferimento dei forti malumori interni per la conduzione della trattativa con l’Udc per la scelta del candidato sindaco che avrebbe prodotto nel partito il disimpegno di componenti elettoralmente importanti. Ma anche nel Pd non mancano i problemi interni, destinati a riemergere all’indomani del ballottaggio.
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