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Napoli non ne può più degli ‘sciacalli’

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Sono scesi gli sciacalli a Napoli. Fanno più danni dei camorristi che uccidono per il controllo del mercato della cocaina.

Trovano terreno fertile gli sciacalli che scambiano Casola per Napoli, una strada della periferia per un parco giochi.

Gli italiani devono impressionarsi, avere la solita immagine di Napoli: criminale, sanguinaria, pericolosa, invivibile e mafiosa.

Gli sciacalli trovano sempre tra i filosofi dell’ovvio indigeni quelli che raccontano le solite cazzate sulle periferie, sulla mancanza delle forze dell’ordine, la magistratura che non fa abbastanza, il fatalismo, San Gennaro che non fa il miracolo e altre solite cazzate in ordine sparso.

Non trovano mai gli sciacalli un napoletano intelligente (o anche normale) che oltre a condannare la camorra (chi non lo fa?) dica anche dell’assenza di un altro Stato: quello che porta lavoro, occasioni di lavoro.

Gli sciacalli fingono di non capire che l’apparato repressivo dello Stato a Napoli funziona alla grande, mancano le altre istituzioni.

Manca quello Stato che in certi quartieri di Napoli è poco meno del participio passato del verbo essere.

Una Napoli che rifiorisce, che torna a essere industriale, artigiana, capitale culturale, meta di turismo non risponde ai cliché degli sciacalli che la vogliono come la dipingeva la commissione Saredo o come la raccontava la signora Matilde Serao. Nessuno nasconde gli omicidi, a Napoli la Camorra la schifano e la combattono.

Ma lo Stato (non l’apparato repressivo dello Stato) dov’è?

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Published by
Paolo Chiariello