Voglio augurare un buon 2017 a tutti, ma sopratutto ai napoletani e a Napoli.
Dopo anni di bugie, mezze verità o verità scritte da chi ha interesse a contrabbandare una Napoli che fa schifo, finalmente sembra che ci si comincia a liberare.
Non dalle catene (perché a Napoli sono passati decine di invasori e invasati eppure non siamo mai stati schiavi di nessuno) ma dai pregiudizi, dalle volgarità e dalle falsità che anche molti di noi (intendo NOI napoletani) più o meno scientemente o stupidamente quotidianamente contribuiamo ad alimentare.
Chi mi segue sa che da qualche anno sostengo che Napoli è in prospettiva la città di maggior successo e che avrà più appeal in assoluto nei prossimi dieci/venti anni in Europa. Perché credo sia tra le poche piccole metropoli al mondo capaci di coniugare naturalmente tradizione, modernità e identità fortissima.
Questo (lo dico ai “benaltristi” napoletani e stranieri) non significa che Napoli è d’un tratto diventata la Città del Sole di Tommaso Campanella. Questo non significa che è sparita la camorra, la povertà, la disoccupazione, la miseria, l’ignoranza, la corruzione. A Napoli nessuno dice per interessi di bottega che la città è diversa da quella che è nella realtà.
A Napoli però oggi c’è consapevolezza del ruolo che si ha nella storia del Mediteranneo, del peso che si ha nel futuro del Paese, ci sono persone nuove e linguaggi nuovi che ci autorizzano a dire che si cambia. Dedico il mio 2016 a Napoli e ai giovani ricercatori, geni, scienziati napoletani che ancora oggi sono costretti ad emigrare per potersi affermare.
Ho potuto capire quanto è vergognoso il nostro paese con loro seguendo e imparando tanto da mio fratello Antonio Giordano, napoletano doc che dagli USA si fa il mazzo per aiutare quanti più giovani è possibile portandoseli però oltreoceano. Io spero che possano tornare.
Così come spero che tanti altri, anche non ricercatori ma giovani che cercano lavoro, possano restare qui a Napoli per ricostruire e restituire alla città il ruolo che ha sempre avuto nella storia dell’Europa. A Napoli è bastato poco per far tornare migliaia di turisti e far sì che il turismo sia una voce della economia e non un ricordo del passato: politica pulita, strade pulite, decoro umano nelle istituzioni e decoro urbano.
Provate a pensare che cosa sarebbe Napoli se riuscissimo a spendere e bene i fondi europei per progetti di utilità collettiva, i fondi statali per riavviare i distretti industriali agevolando l’impresa. Insomma con onestà si può fare tanto se con così poco Napoli ha cambiato volto. Il volto e il futuro di Napoli sono i giovani e io scelgo alcuni di loro per provare a farvi capire perchè non funziona ancora niente.
C’è un centro di ricerche che si occupa di lotta a tumori killer che colpiscono i polmoni. È il Crom di Avellino. In questo centro, che costa milioni di euro ogni anno, il grosso della spesa se ne va per pagare impiegati amministrativi vari (evito di dire le mansioni per non offendere nessuno) che sono la stragrande maggioranza del personale rispetto ai ricercatori giovani. Ovviamente il barista (senza offesa) guadagna più della ricercatrice che prova a capire come domani io possa essere salvato dal neuroblastoma o altre neoplasie. E sapete quanto guadagna una ricercatrice di questo centro? 1100 euro al mese. Senza tredicesime e quattordicesime. Con un contratto da precaria. Non mi sono mai vergognato tanto di essere italiano. Questo è il nostro cancro. Prima lo curiamo, prima torniamo a essere padroni del nostro destino.
Lascia un commento