Potenza dice ‘no all’accattonaggio‘. E’ stato infatti disposto, con ordinanza sindacale, per la durata di sei mesi,il divieto di “porre in essere qualsiasi forma di accattonaggio e di mendicità, specie se effettuati con modalità ostinate, moleste e minacciose, su tutto il territorio comunale”.
Il provvedimento prevede anche il divieto di “qualsiasi forma di mendicità e accattonaggio, ancorché non molesti, bivacco o utilizzo improprio di beni pubblici quando rechino intralcio alla circolazione o alla regolare fruizione e al decoro degli spazi e luoghi pubblici e aperti al pubblico. I divieti riguardano anche le aree di pertinenza dei trasporti pubblici e i mezzi di pubblico trasporto nonché le aree private aperte al pubblico”.
Nell’ordinanza si legge che la decisione è stata assunta anche “per prevenire e contrastare le situazioni che favoriscono l’insorgere di fenomeni criminosi o di illegalità, quali lo spaccio di stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, l’accattonaggio con impiego di minori e disabili, ovvero riguardano fenomeni di abusivismo, quale l’illecita occupazione di spazi pubblici, o di violenza, anche legati all’abuso di alcool o all’uso di sostanze stupefacenti”.
All’Amministrazione comunale sono giunte segnalazioni e reclami nei quali “si evidenzia che negli ultimi tempi si è registrata la presenza di soggetti che, in particolare nei luoghi di maggior affluenza, quali Centro Storico, all’ingresso del Cimitero e nei pressi delle attività commerciali, richiedono denaro in forma insistente e spesso invasiva. Fenomeni di mendicità sono in concreto posti in essere da soggetti che, specialmente nei luoghi sopra richiamati, praticano una forma di accattonaggio che, per modalità minacciose, ostinate e insistenti, creano disagio e limitano il libero utilizzo, la fruizione e l’accesso alle aree e spazi pubblici”.
Ferma restando l’applicazione delle sanzioni penali e amministrative previste da leggi e regolamenti, l’inosservanza delle prescrizioni contenute nell’ordinanza comporta l’applicazione della sanzione amministrativa da 25 a 500 euro.
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