In virtù dei commenti critici al mio “dialogo” titolato: “E se l’America avesse sparato sui nostri migranti?”, giungo a dovuta risposta, di tenore filosofico supportata dalla storia.
L’uomo nasce circa seimila anni fa, come possa essere definito prima, lasciamolo al campo della teologia. Per tre millenni esso organizza un modo congruo per affrontare la vita, poi fonda alcune civiltà.
Nella Grecia antica irrompono i pensatori, che pongono la pietra miliare della teoria dell’identità e dell’aggregazione.
I Romani traducono in pragmatismo tali teorie, tramite il diritto e la sua codificazione. Poi in Occidente c’è il buio pesto, dovuto alla disgregazione dell’impero e dal conseguente tentativo di popoli migranti di organizzare forme di stanzialità e di potere. Nasce il feudalesimo, che da’ coesione ai regni. Poi i regni si solidificano sino a scadere nell’Assolutismo. L’Illuminismo e la Rivoluzione Francese, sovvertono le rigidità monarchiche, dando voce al popolo. Un lungo cammino che porterà ai nazionalismi e poi alle nazioni. Due guerre mondiali daranno i confini agli stati, poi arrivano le democrazie.
Tutto questo breve ed intenso escursus serve a far comprendere come siamo stati noi uomini, in tremila anni, a costruire barriere tra popoli e non quindi entità sovrannaturali.
Se partiamo dal concetto che nessun individuo ha scelto di venire al mondo, e che quindi la nascita in un luogo è frutto di mera casualità, esso individuo ha il diritto morale di muoversi ed occupare altro luogo della terra.
La terra in quanto pianeta non è una propietà, ma una fisicità regolata da leggi (ove esse sono applicabili), dove l’uomo in senso universale ha un diritto di eguaglianza su di essa, nel senso la mancata scelta del nascere, lo ha posto in un un assoluto diritto di libertà.
Chi vuole che un uomo permanga nel posto in cui è nato, pone in atto una violenza morale.
Il mio dialogo, proposto tra due uomini semplici, saltava la parte teorica di una materia complessa, di cui vi sono implicazioni di morale, di diritto e di fattualità.
Ringrazio comunque coloro che hanno commentato il mio pezzo e coloro che lo hanno condiviso, ma credo di aver dimostrato che l’argomento merita approfondimenti che sono lontani dalla banalità del: cacciamoli!
D’altronde, in seimila anni di storia, la migrazione delle moltitudini non si è mai fermata. Questo dato non è secondario ne’ casuale.
E come dice Franco Cardini: l’Europa non può cacciare nessuno, altrimenti contraddirebbe gli ideali di solidarietà cristiana e di tolleranza illuministica, su cui è fondata la sua identità.