Tengono più alla famiglia e all’amicizia che al successo, più al lavoro che al denaro, più all’intelligenza che alla bellezza; si interessano alla politica ma ne bocciano sonoramente la classe dirigente e danno una valutazione insufficiente pure a Chiesa, forze dell’ordine e Ue.
La fotografia presentata oggi dall’Università Link Campus con l’indagine ‘Generazione Proteo. Giovani italiani: solisti fuoriclasse‘, sfata i più consolidati luoghi comuni sulle nuove generazioni mostrando un’altra faccia dei giovani dai 17 ai 19 anni, quelli figli della crisi economica, politica e ideologica che ha segnato gli ultimi anni del Paese.
La ricerca è stata condotta, attraverso un questionario, su un campione di circa 2.500 ragazzi iscritti agli ultimi anni delle Superiori di Roma, Napoli, Genova, Torino, Catania, Latina e Gela.
Una generazione responsabile, disincantata e pragmatica, che salva poco dei pilastri della nostra società: 7 giovani su 10 si dichiarano insoddisfatti del proprio Paese, tanto che il 56,2% andrebbe a vivere all’estero ‘per fare un’esperienza diversa’ (28,2%) ma soprattutto per ‘trovare lavoro’, perché ‘l’Italia non premia il talento’, e ‘non crede nei giovani’.
Alla criticità nei confronti delle istituzioni e della politica (in una scala da 1 a 10, Parlamento e partiti politici registrano i valori medi peggiori, rispettivamente con 4,18 e 4,24) si contrappone un inaspettato interesse nei confronti della politica stessa, il cui modello partecipativo non è certo su internet (per 2 intervistati su 3 il web da solo non garantisce democrazia e partecipazione) ma si evidenzia con un clamoroso ritorno al voto: quasi 8 ragazzi su 10 dichiarano infatti di voler votare alle prossime elezioni politiche.
I GENITORI ‘MITO’ – Una generazione che diventa quasi un mito, quella dei genitori, che sorpassa di gran lunga la propria in tutte le virtù – dai valori (83,9% contro 26,9%) al senso di responsabilità (79,9% contro 17,7%) – e che allo stesso tempo rimane distante da quella odierna sul fronte dei disvalori, autodefinita ‘viziata’ (74,7% contro 8,7%), ‘indecisa’, ‘annoiata’.
La religione trova poco spazio nella sfera dei valori giovanili, definita ‘per niente’, o ‘poco importante’ per quasi 2 ragazzi su 3 (63%). Tutto il contrario rispetto a famiglia – ‘importante’ per il 97,5% del campione – amicizia (97,3%), lavoro (96,6%), salute (97,7%), lealtà (95,3%).
Sul fronte delle ‘paure’, il campione si divide tra i sogni giovanili e il timore che non si realizzino (20,3%) e il periodo post-crisi, con la disoccupazione (18,5%), la ‘retribuzione insufficiente’ (13%), l’instabilità del lavoro (11,1%) al centro dei pensieri. Non a caso alla domanda su quali dovrebbero essere le priorità per il Governo Renzi, il ‘lavoro’ si piazza al primo posto (per un intervistato su tre).
LA RETE? PASSATEMPO SI, INFORMAZIONE NO – Il 93% dei neo maggiorenni utilizza Facebook, che resta il social più diffuso, mentre il 13,9% sceglie il famigerato Ask.Fm, che, seppur ritenuto ‘pericoloso’ dalla metà degli intervistati, tallona ormai Twitter.
In sintesi, un uso consapevole dei social, visti più come uno strumento per socializzare, condividere foto, musica e video che per informarsi e stringere vere amicizie. Se da una parte, infatti, la media degli ‘amici’ su internet supera spesso i 500 contatti, nella vita reale gli amici veri si fermano nella maggioranza dei casi a 10.
Sul fronte dell’ informazione invece prevale nettamente il vecchio telegiornale (43,7%), seguito da Facebook (14,6%), motori di ricerca su internet (12,8%), quotidiani (9,8%) e testate su web (8,7%).
E pur essendo alta la percentuale di fruizione delle news sulla rete, rimane consapevolmente critico il giudizio sull’attendibilità dei nuovi media, con il social di Mark Zuckerberg fanalino di coda: 3 giovani su 4 ritengono poco o per nulla credibile l’informazione riportata.