Siamo e resteremo sempre dalla parte dei più deboli; sempre dalla parte della verità. E se i più deboli sono stranieri noi siamo con loro. E se i violenti stavolta sono italiani, noi prendiamo le distanze dal loro assurdo modo di agire.
A tutti può capitare di finire in un litigio. A tutti può accadere di alzare il tono della voce. La cosa, poi, deve finire là. Siamo in Sicilia, dalla parte di Caltagirone. Due gruppi di persone litigano. Tre di essi sono egiziani, cinque siciliani. Vola qualche parolaccia, ma, grazie a Dio, non accade nulla di grave. Sembra proprio che non ci siano conseguenze. Invece no. Pochi giorni dopo il gruppo di siciliani affronta gli egiziani e li colpisce selvaggiamente con mazze da baseball. Una vera spedizione punitiva. Gli egiziani sono tutti minorenni, ospitati in un centro di accoglienza. I siciliani tutti maggiorenni. Una delle vittime, un sedicenne è in coma.
Una vendetta a sangue freddo. Una cosa orribile. Una violenza bieca alla quale non ci rassegneremo mai. Se fosse avvenuto il contrario già si sarebbero alzate le solite voci. Si sarebbe gridato allo scandalo. Allo Stato che non tutela i suoi cittadini. Alla Chiesa che spalanca troppo le braccia agli immigrati. Stavolta le cose stanno in modo totalmente opposte. La realtà è sempre più complessa di quanto si possa credere. Il mondo non è fatto in bianco e nero. I conti non sempre tornano. O, meglio, tornano perfettamente. E ci fanno capire che le cose non stanno come avremmo voluto credere.
La ricerca dell’untore a tutti i costi non serve, non è mai servita. Rischia di mandarci fuori strada. Di creare confusione tra l’ innocente e il reo. Problemi di convivenza ce ne sono e tanti. Provengono dal nostro egoismo. Dalle nostre paure. Dai conflitti che abbiamo ingaggiato con noi stessi e con gli altri. Il desiderio di fare male può colpire tutti, grandi e piccoli. Stranieri e indigeni. Colti e analfabeti. E’ dal cuore dell’ uomo che nascono invidie, gelosie, maldicenza, violenza. Le passioni vanno studiate, conosciute, monitorate. Vanno tenute sotto controllo. I cristiani sanno di poter contare sull’aiuto della Grazia, dei sacramenti, della preghiera. Non ci si inventa non violenti dalla sera alla mattina. La non violenza, il rispetto per la vita e la dignità altrui, il desiderio di fare del bene, di rendersi utili, vanno coltivati fin dalla più tenera età.
Non esiste un coltello che tagli l’ umanità a metà. Non esistono i buoni di qua e i cattivi dal lato opposto. Lo abbiamo ascoltato nel vangelo di domenica: «Alcuni dei primi saranno ultimi e gli ultimi primi». Che cos’è? Una forma di ingiustizia? No. E’ che l’ apparenza non sempre corrisponde alla realtà. Che il bene, come il male, li possiamo trovare dappertutto. Che abbiamo bisogno di mettere insieme la ragione e la pietà; il discernimento e la forza di volontà. Abbiamo bisogno di capire come muoverci per non fare passi sbagliati. Per non dire parole che fanno male. Per non aggiungere sofferenza inutile alla sofferenza che la vita ci presenta.
Discernere è il verbo che occorre coniugare in tutti i modi e in tutti i tempi. Che facciamo quando le vittime sono stranieri e i carnefici italiani? La stessa cosa che avremmo fatto se fosse accaduto il contrario. Da persone oneste dobbiamo chiederci il motivo per cui dei giovani trovino gusto a farsi lupi di altri giovani. Perché, anziché andare a divertirsi, a mangiare una pizza, a ballare, trovino gusto nel fare male al prossimo.
Hanno paura? E di che? Sono razzisti questi siciliani? Non credo. Da sempre la Sicilia è crocevia di razze e di culture. Da sempre i siciliani convivono con persone che parlano altre lingue, mangiano altre pietanze, pregano e vestono in altri modi. Non razzismo, dunque, ma stupida, gratuita, spietata aggressività da parte di chi ancora non ha capito – o non vuol capire – che la violenza non porta da nessuna parte. O, meglio, porta a esasperare gli animi, indurire i cuori e rovinare la vita a se stessi e agli altri.
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