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Marco Travaglio mattatore a Foggia
15 Apr 2016 08:45

Un viaggio avvincente durato fino a mezzanotte nella cornice unica del Teatro Umberto Giordano di Foggia, iniziato tre ore prima dello scoccar del nuovo giorno per il pubblico di Slurp di Marco Travaglio.

Un’avventura ‘struggente per le menti’ e da ‘tenersi forte’ per certi versi- come l’ha definita, sabato sera, sul palco della sala di piazza Cesare Battisti il rinomato giornalista e saggista italiano- costruita a ‘capitoli di storia buia’, come quella contemporanea, dedicati a ‘lecchini, cortigiani e penne alla bava’: è fatto di monologhi e dialoghi con l’attrice Giulia Salari il recital teatrale di Marco Travaglio, tratto dal suo libro uscito a maggio scorso, intitolato proprio Slurp , ‘il suono prediletto dei lecchini e della stampa al servizio dei potenti che ci hanno rovinati’.

Si inizia con il duello Mussolini-Renzi, entrambi “inesauribili lavoratori”, accomunati da “spennellate dello stesso calibro” date e ricevute divenute musica per giornali e sostenitori, passando ad un “bizzarro riposo” nell’era del Dc, fino a giungere più “duracell di prima” con Craxi. Grasse risate arrivano, poi, con il carisma senza tempo di Forza Italia e Berlusconi, “derubato dello scettro divino  da ingiurie ingiustificate e da donne: escort dal fisico prorompente. . . per gli occhi di soli 60 mila italiani ma non per la sua (certificata) impotenza”. Dall’altra parte del fronte, dopo il  gossip del Cavaliere – che pare abbia rivestito maggiore rilevanza per il popolo rispetto ai crimini precedentemente commessi dal politico- la Sinistra si rivela all’Italia di ‘Oggi’ troppo normale:tra lo stato vegetativo di Letta, spunta l’energia dell’Onorevole Sveltoni e la sobrietà di Monti e del suo outfit a marchio di qualità Loden blu, ma anche l’umanità  di Napolitano che, da buon martire, decide di accettare una rinnovata carica presidenziale per il bene comune dopo una sudata agli scrutini durata soli 48 ore. Ma, come a dimostrazione che a tutto c’è un limite, nei discorsi di Travaglio gli slurp slurp incontrano forti difficoltà con Mattarella che, dal suo aspetto esageratamente comune, non riesce ancora a stimolare la fervida immaginazione di penne solitamente ispirate.

Tanti altri nomi e testate giornalistiche si sono susseguiti nei discorsi di Travaglio, che ha riservato costantemente nelle tre ore di spettacolo un occhio di riguardo per Giuliano Ferrara, famoso sadomasochista: lui, si sottolinea in Slurp, proprio non ce la fa a riservarsi incolume qualche papilla gustativa.

Con Slurp Travaglio denuncia il sistema, spiegando in che modo lo Stato italiano difenda ogni giorno e da anni  i privilegi del potere favorendo gli interessi privati e non quelli della popolazione che, dal suo punto di vista, pare ormai ‘piegata’ e viandante tra ‘lecchini’ e ‘leccati’.

Un recital terapeutico – per la regia di Valerio Binasco  un’arma di autodifesa, un antidoto satirico che ci aiuta a guarire (ridendo) dai virus del conformismo, della piaggeria, della creduloneria, dell’autolesionismo e della sindrome di Stoccolma che porta noi italiani a innamorarci immancabilmente del Nemico. Che ci rovina e ci rapina col sorriso sulle labbra, mentre noi teniamo la testa ben affondata nella sabbia.

E quando Travaglio dice ‘noi’ si riferisce a tutti gli italiani, esclusi potenti e lecchini: “quelli lì – dice nel recital, riferendosi alle categorie fuori dal noi -non corrono, mica, il rischio di dover affondare un giorno la testa nella sabbia: per perdere la faccia, d’altra parte, bisogna prima averla…”.


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