Si affrontavano al “Barbera” di Palermo due squadre diametralmente opposte non solo per collocazione geografica ma anche per obiettivi, qualità tecniche e differenze tattiche: da un lato il Palermo reduce da risultati altalenanti e voglioso di ben figurare dinanzi al proprio pubblico e dall’altro l’Inter in uno splendido momento di risultati e gioco e desiderosa di centrare la vittoria per divenire la terza forza del massimo campionato italiano di calcio.
Probabilmente Mr. Mazzarri aveva preparato una gara finalizzata a sfruttare con l’ormai suo tipico 3-5-2 , gli spazi che il Palermo, giocando in casa, avrebbe presumibilmente concesso per tentare di fare la partita; ma i suoi piani vengono subito scombussolati da un errore individuale in fase difensiva che di fatto consegna l’1-0 ai padroni di casa e cambia radicalmente la gara.
Forte del risultato acquisito infatti, il Palermo attiva il suo 5-3-2 caratterizzato, in fase di non possesso, da un pressing aggressivo sui portatori di palla nerazzurri con linee corte e strette e presidio attento delle fasce (dove abbondavano i raddoppi sui possessori nerazzurri) e , in fase di possesso, di ripartenze veloci , frequenti verticalizzazioni e soluzioni offensive atte a sfruttare la rapidità e la reattività sia delle punte rosanero che delle frequenti proposizioni in fase offensiva degli esterni palermitani.
L’inter per tutto il primo tempo appare incapace di proporre soluzioni tattiche utili a sfondare il muro eretto dal Palermo e i due centrocampisti interisti deputati a costruire gioco, risultano spesso intrappolati dalle linee difensive dei padroni di casa: non trovano né il tempo né lo spazio per risultare incisivi dalla trequarti in su.
Gli Esterni nerazzurri inoltre non “spingono” quanto dovrebbero e di fatto per tutti i primi 40 minuti di gioco non si vede nessuna penetrazione centrale (inserimenti, dribbling, dai e vai, uno-due) né laterale dei nerazzurri (sovrapposizioni, dribbling, ecc).
Anzi il ritmo di circolazione della palla nerazzurra è talmente abulico e lento che il Palermo in più occasioni cerca di recuperare seconde palle in fase d’impostazione della manovra interista dalla difesa attraverso un pressing (ultraoffensivo) coraggioso e dispendioso che produce ulteriori grattacapi alla difesa milanese.
Tuttavia nell’unico inserimento di tutto il primo tempo da parte interista, Kovacic trova il pari.
Nella ripresa ci si aspetta un calo fisico e di concentrazione da parte del Palermo e un cambio passo nerazzurro. Ciò avviene in buona parte con Guarin che sale in cattedra prendendo in mano letteralmente il centrocampo nerazzurro producendo un’evidente innalzamento del ritmo di gioco, migliori ripartenze e proponendosi in più occasioni in fase offensiva, attraverso inserimenti che non producono occasioni valide per le punte nerazzurre solo per imprecisione nell’ultimo passaggio da parte dello stesso centrocampista. Continuano però a latitare soluzioni sugli esterni da parte dell’Inter con le punte che sembrano essere del tutto assenti dalla gara (sul punto in realtà i dettami Mazzarriani sembrano privilegiare per le punte sempre compiti di finalizzazione della manovra e raramente di partecipazione alla manovra stessa). Il Palermo barcolla ma non sembra mai affondare e nonostante le gambe non siano più le stesse del primo tempo, rimane comunque compatto: anzi, come Mazzarri, anche Iachini con i suoi cambi tenta di rivitalizzare la fase offensiva del Palermo e per poco non riesce nell’impresa di tornare in vantaggio.
Nell’ultimo affondo nerazzurro della gara arriva, finalmente, il primo cross dall’esterno e Osvaldo può mostrare uno dei suoi colpi preferiti: il colpo di testa. Ma il vantaggio nerazzurro sarebbe stato una punizione ingiusta per un Palermo che ha mostrato carattere, organizzazione difensiva e qualche buon numero individuale da parte di giocatori come Barreto, Vasquez, Dybala: sicuramente l’obiettivo minimo della salvezza è ampiamente nelle corde della formazione rosanero. L’Inter dal canto suo si è mostrata per quella che è, una squadra compatta con talenti in grado di fare la differenza (su tutti Kovacic, Icardi, Osvaldo, Ranocchia) ma ancora troppo “Work in progress” per considerarsi da scudetto anche se i margini di miglioramento sono tali da poterla sicuramente portare a divenire la terza forza del campionato.
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