Maurizio Sarri al suo primo anno sulla panchina del Chelsea conduce i blues alla vittoria dell’Europa League, piazzandosi terzo in Premier League. Una stagione straordinaria per i risultati conseguiti e per il modo con cui sono stati conseguiti: ovvero attraverso un’idea di calcio riconoscibile e bella da vedere.
Una vittoria netta, 4-1 ai danni dell’Arsenal di Unai Emery che, nella sua carriera, aveva già vinto per tre volte quel torneo alla guida del Siviglia.
La vittoria dell’Europa League rappresenta per Maurizio Sarri il più punto più alto di una carriera meravigliosa, iniziata sui campi di provincia e che lo ha portato al trionfo europeo solo ed esclusivamente per meriti sportivi acquisiti sul campo. Una lunghissima gavetta che, nella notte di Baku, ha trovato il giusto coronamento.
Tutti coloro che amano il bel calcio, ieri sera hanno gioito e brindato. La vittoria di Sarri è anche la vittoria di tanti allenatori che non hanno vinto e non vinceranno mai, ma che cercano il risultato e la vittoria attraverso il bel gioco.
Il calcio o è divertimento, gioia o non è. Questo è il pensiero che ha unito nel corso di questi ultimi cinquant’anni allenatori come Rinus Michels, Arrigo Sacchi, Pep Guardiola, Jürgen Klopp e oggi Maurizio Sarri. Allenatori che hanno saputo creare una nuova cultura calcistica basata sui meriti della propria squadra e non sui demeriti dell’avversario. Vince chi gioca meglio e non chi specula di più, questa la sintesi e la filosofia di gioco di questi maestri di calcio.
A questi più noti e vincenti allenatori, si aggiungono tanti altri che nel corso di questi anni hanno cercato di modificare la cultura calcistica italiana costruita nella notte dei tempi sul catenaccio e sull’idea che «l’unica cosa che conta è vincere».
Innanzitutto Zdeněk Zeman, e oggi Gian Piero Gasperini, Marco Giampaolo, Roberto De Zerbi.
Voci di mercato di queste ultimissime ore raccontano di Sarri, Giampaolo e De Zerbi alla guida di tre grandi squadre italiane. Sarebbe una rivoluzione per il calcio italiano, non più attesa e gioco di rimessa, ma possesso palla e ricerca continua del gol. Non più catenaccio e contropiede e gioco sparagnino camuffati e riproposti con parole contemporanee da commentatori spesso non preparati, ma giocare per vincere sempre.
Proprio come si fa in Europa. Proprio come ha fatto Maurizio Sarri nella notte di Baku, la notte in cui ha vinto facendo giocare un gran calcio alla sua squadra, entrando di diritto tra i migliori allenatori di sempre.
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