La Iena è un nome che evoca paura, cattiveria, cinismo. Trattasi di un animale che si nutre di ciò che è stato. Quindi etichettare come iena una persona, è perentoriamente denigrante.
Ma in Italia questo nome ha mutato il suo sinistro significato, per via di una parallela evocazione del nome di un programma televisivo, dove “iena” diviene simbolo di giusta punizione, scoperta del maleficio, gogna mediatica per il reprobo.
Uno sdoganamento dovuto a migliaia di casi amari, risolti o denunciati.
Ci occuperemo in questo testo delle “Iene al Sud“, ovvero che varcano il Garigliano per penetrare nelle viscere dell’ex capitale del Regno delle Due Sicilie: Napoli.
Una città struggente per la sua bellezza paesaggistica, mirabile per la sua arte, stucchevole per la sua brulicante vita, dolente per la convivenza con una organizzazione criminale detta comunemente camorra.
Essa la strozza e la infanga, la violenta e la svilisce, dando al mondo una seconda lettura di cui i napoletani ne farebbero a meno.
Un personaggio storico delle Iene, talentuoso quanto coraggioso, Filippo Roma, si è incuneato nei vicoli “difficili” di Napoli, tra Forcella ed i Quartieri Spagnoli, per documentare una storia emersa sui giornali, ma che solo la potenza della tv, amplificata da un programma cult di essa, poteva far vivere nella sua paradossale drammaticità.
Filippo si presenta al cospetto di due giovani, stazionanti davanti ad un coiffeur, che poi ci indica come uomini che effettuano una scorta.
Una scorta ad un coiffeur?
Certo. Ed il motivo si descrive in alcune parole: pizzo, minacce, boss, camorra.
Davanti alle telecamere compare un uomo belloccio, ben curato, dal tono pacato, si chiama Salvatore Castelluccio. Egli racconta una storia di vessazioni graduali quanto sempre più pervasive.
Prima la richiesta da parte di due giovani di un “aiuto per i carcerati” e le loro famiglie. Sotto forma di una presunta lotteria, con pacchetti di biglietti da acquistare.
Salvatore pensava all’episodicità. Invece l’episodio diviene sistema. E mensilmente versava l’estorto obolo.
Poi gli si chiede una inutile quanto dannosa assunzione. Aderisce anche a questa richiesta. Perché il boss del quartiere, in tal modo gli “permette” di continuare la sua attività.
Ma la lavorante subita, non si mostra diligente. Salvatore la riprende. Ma arriva il sindacato. Ovvero il boss in persona, che gli dice di non vessare il l’operaio.
E’ un racconto in presa diretta quello di Salvatore Castelluccio. Tra le sue clienti, nel suo locale, con la scorta fuori, il vociare della Napoli popolare in sottofondo che si mischia ai phone tonanti. E dice che un giorno si è ribellato, ha chiamato le forze dell’ordine, che appostatesi dentro e fuori dal locale, hanno proceduto all’arresto degli estorsori.
Ma qualche giorno dopo a Salvatore viene data una scorta per motivi di sicurezza, e da quel giorno vive protetto ma limitato nei suoi spostamenti.
Filippo accompagna il racconto con qualche domanda che ne favorisce la fluidità, poi si alza, punta la porta, esce in strada e va in giro a chiedere se anche i vicinanti commercianti fossero vittima del pizzo.
Viene scongelato dalla storia il Muro di Berlino. Nessuno conosce, nessuno sa. Allora dritti verso la casa del presunto boss.
Un’azione coraggiosa tipica dello stile del programma. Che ha costruito la sua solida fama sull’assenza di sconti per alcuno.
Un uomo viene incontro a Filippo, dicendogli surrealmente che la zona ha bisogno di tranquillità. Il tono è fermo e tranquillo. Non se ne cava un ragno dal buco.
Ma Filippo attende. E riesce, dopo appostamento, a parlare con la zia di questi che gli oppone un “ci vogliono le prove”.
Il servizio tv si conclude con una mobilitazione di donne del quartiere che vengono invitate a frequentare il negozio di Salvatore, e portate davanti alla piazzetta dove esso alloca.
Filippo Roma ha raccontato un Mezzogiorno, che con Resto al Sud cerchiamo di riscattare, portando alla luce i suoi lati migliori, occultati da queste storiacce.
E Filippo, conscio del nostro lavoro, ci ha voluto salutare davanti ad una telecamera, facendoci sentire la sua vicinanza.
Noi lavoriamo per un Sud migliore, giorno dopo giorno, coltivando la speranza ma fornendo, con la nostra qualificata community, spunti di cambiamento.
Grazie dei saluti Filippo. Te li ricambiano, ringraziando te e tutto lo staff delle Iene per il vostro lavoro. E ringraziamo Salvatore, per il suo esempio, il suo coraggio e la forza morale della sua dignità.