Le imprese industriali del Sud devono confrontarsi con importanti sfide che plasmeranno il future contesto competitivo. Almeno tre sono quelle più rilevanti: sostenibilità, questione energetica, equilibri geoeconomici. E’ l’analisi contenuta nell’ultimo report del Centro Studi SRM
La prima sfida riguarda la sostenibilità. La nuova vision europea individua nella transizione ecologica, sostenibile ed ambientale un tema centrale per lo sviluppo economico e ci punta con forza e decisione.
Il Mezzogiorno ha le potenzialità e le caratteristiche produttive per affrontare la sfida e contribuire da protagonista al successo del Paese. I dati lo confermano:
La filiera bioeconomica meridionale vale 24,9 mld € e con circa 715 mila addetti rappresenta rispettivamente il 24,1% ed il 35,5% del dato nazionale. Il Sud rappresenta il 12% del valore aggiunto ed il 17% degli addetti della manifattura italiana.
Nel Mezzogiorno l’impronta bioeconomica è inoltre maggiore della media nazionale: il peso del valore aggiunto della bioeconomia sul totale dell’Economia del territorio è del 7% contro il 6,4% dell’Italia.
La seconda sfida, è quella della questione energetica, divenuta anch’essa di stringente necessità. Il Sud può rappresentare una possibile e concreta soluzione innanzitutto perché è un hub green ed energetico capace di produrre con i suoi impianti il 52% di Eolico, Solare e Bioenergie del Paese. Inoltre, il Mezzogiorno è la porta d’ingresso di flussi energetici provenienti dal Nord Africa (Gasdotti Transmed, Greenstream). Dall’area caspica approda in Puglia il Tap. Infine, l’ultima sfida interessa i nuovi equilibri geoeconomici che determinano una sempre maggiore centralità del Mediterraneo e quindi nuove opportunità che l’industria meridionale può sfruttare.
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