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Le rivoluzione che il Sud ha compiuto a metà
03 Feb 2021 20:02

La televisione ha avuto un ruolo primario nel processo di unificazione dell’Italia. Tramite essa si è arrivati alla percezione di una lingua uniforme, nei suoi termini ed accenti tonici. Gli speaker Rai ed i doppiatori del cinema, proponevano un modello. E la lingua è un elemento cardine dell’identità di un popolo.

Poi vi era l’aspetto psicologico di ritrovarsi ogni sera davanti allo stesso focolare virtuale. Il programma “Lascia o raddoppia?”, irradiato dal 1955, ogni giovedì sera, rendeva deserte tutte le strade e riempiva i bar ed i luoghi di ritrovo. Tutti a guardare se il professore Mariannini raddoppiava. Un rito collettivo che andava da Aosta a Trapani.

La rete internet ha compiuto la stessa operazione, perché ha esteso la possibilità di comunicazione delle persone, in maniera esponenziale. Indi un cittadino di Brescia, ha più possibilità di incrociare uno di Catania.

Essa ha creato un villaggio globale, dove anche i confini nazionali sono diventati più tenui.

Con internet il Sud ha cambiato molti tratti del suo costume sociale. Il concetto di piazza, quindi di campanile, sono stati stemperati. Ora non è più necessario essere nell’agorà del borgo, per incontrarsi. Ma tramite il web, soprattutto tra i giovani, nascono appuntamenti in luoghi diversi. Possono essere un pub, un bar, o altro, ma comunque scelti selettivamente e aprioristicamente.

Questo volge a stare meno all’aperto. E così i borghi del Sud sono più deserti.

È indubbio il ruolo del depauperamento demografico, ma la possibilità dei giovani di scegliere le locazioni dei loro pomeriggi, in base agli umori, ha reso la piazza più fragile. Ed al Sud tale dinamica è stata più inficiante, perché essa è stata l’epicentro di tutto ciò che “valeva la pena che si svolgesse”. La piazza dove le processioni religiose trovavano il loro apogeo, i comizi politici il massimo dell’espressione dell’animosità della civis, le feste patronali il palcoscenico dello spettacolo.

Ora tutto è cambiato. Il silenzio è calato sulle piazze dei piccoli borghi del Sud.

Ma se il Sud ha mutato parte della sua morfologia sociale, molti comportamenti sono rimasti intatti. In questa rivoluzione di massa, innescata da internet, sono perdurate le tante virtù e le multiple distonie secolari. Se la piazza ha perso la centralità, il clientelismo è permasto, così il familismo, la considerazione distorta della finanza pubblica, l’ossequio al potente. E nelle virtù, è rimasta inalterata la rete di rapporti umani, consistente nella partecipazione alla vita dell’altro. Tutto è sempre troppo vicino, per sottrarsi in toto ai propri doveri morali.

Ecco dunque enucleati aspetti di riflessione sul “nuovo Sud”. Gli effetti che gli ultimi due decenni hanno avuto in un luogo granitico, perché sostanzialmente poco accessibile.

Sotto i colpi di uno strumento dirompente, la struttura è stata sollecitata. Ma i cambiamenti hanno trovato delle barriere. Anche l’aspetto economico, non ha avuto gli stessi benefici di altri luoghi della nazione. Gli apporti della rete sono stati troppo timidi al Sud.

Il progetto “Resto al Sud” si è fatto portatore di forti istanze nel campo dell’uso della rete internet. Innovazione e tecnologia sono state sempre un pilastro della linea editoriale. Il contributo di cambiamento culturale è stato assolto in pieno. Ma v’è tanto da lavorare.

In sede di sintesi, secondo una mia valutazione, al Sud tanto si è lavorato in tutti i settori per estendere la rete internet, creando realtà importanti e facendo miracoli per arrivare in ogni dove, ma reputo che la rivoluzione apportata dalla rete, si è svolta in molti luoghi tra contraddizioni e difficoltà. Necessita ancora del tempo per il suo completamento.


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