Lo abbiamo lasciato all’inizio dell’anno barricato dentro il bagno della Banca d’Italia, con la minaccia di darsi fuoco se non fossero state prese in considerazione le richieste del commercio aquilano, ormai allo stremo.
Lo ritroviamo, eterno Robin Hood, a cavalcare una nuova protesta per denunciare l’aumento della Tares per i commercianti.
Celso Cioni, Direttore di Confcommercio L’Aquila, alza le barricate, questa volta contro la tassa sui rifiuti. Una tassa “killer”, come ormai la definisce, perchè rischia di dare un colpo mortale ad un commercio, già troppo sofferente dopo il terremoto.
Ed eccole le tariffe “pazze”. Secondo una proiezione elaborata della stessa Confcommercio a pagare il conto più salato saranno gli esercizi di ortofrutta, le pescherie e i negozi di fiori, che da circa 915 euro passeranno a pagare 2.317, 8 euro l’anno, con un rincaro del 153,08% (su 100 mq di superficie).
Non se la passano bene neanche ristoranti, pizzerie e trattorie che vedranno un rincaro del 121%. Chi ha un locale di circa 200 mq dovrebbe pagare 4.057 euro, al posto degli attuali 1.831 euro. A stringere i denti saranno anche parrucchieri, barbieri ed estetiste (+ 44,48%) e bar, caffè e pasticcerie (+61,45%).
“Così ci tolgono il sonno- tuona Cioni –Vogliamo pagare e far in modo che tutti paghino, ma vogliamo pagare il giusto”.
“Il paradosso è che ai commercianti si alzano le tasse, mentre per banche e centri commerciali la TARES diminuisce. Le banche hanno avuto uno sconto dal 6% al 2,3% – aggiunge Capretti, braccio destro di Cioni e presidente dei venditori ambulanti (FIVA) – Stiamo mettendo in campo un pacchetto di proposte. Chiediamo di rimodulare le tariffe Tares e di colpire l’evasione. Dobbiamo pagare tutti per pagare meno. È un vecchio adagio, ma se venisse messo in pratica funzionerebbe”.
Tra le proposte messe sul tavolo da Confcommercio anche quella di parametrare l’aliquota sulla base del rifiuto “pesato” e non della superficie dell’immobile, per premiare, come dice la Confcommercio, le attività più virtuose.
“Chiediamo l’esenzione dell’occupazione del suolo pubblico per chi ha avuto il coraggio di riaprire in centro storico e anche per incoraggiare chi vuole tornarci – continua Cioni –. Lo chiediamo da quattro anni, ma finora non abbiamo ricevuto risposte. E poi si potrebbero adottare misure già in vigore in alcuni comuni terremotati dell’Emilia, che hanno applicato uno sconto del 50% sull’aliquota”.
Parole non gettate al vento, ma che sono state raccolte dall’assessore comunale al Bilancio, Lelio De Santis, che si è detto disponibile ad aprire un tavolo tecnico, per individuare soluzioni praticabili.