Dove la presenza dello Stato è minima, sovente si ricorre alla violenza come metodo di soluzione di controversie.
C’è una violenza minacciata ed una esperita.
Le terre meridionali, sono state per secoli alla mercè di tale sistema. Le mafie si sono sviluppate in tale clima e sono sopravvissute nei lembi di terra meno presidiate dalle Forze dell’Ordine.
E’ ovvio che dove la violenza è stata metodo per secoli, ha assuefatto in parte i cittadini, costituendosi come mentalità, dunque cultura.
Estirpare questi comportamenti, vuol dire soprattutto lottare culturalmente. Per questo, per battere le mafie, bisogna lavorare nelle scuole. A partire dalle scuole d’infanzia.
Il bambino è una tabula rasa. L’educatore del Sud, nelle regioni dove la mentalità mafiosa o paramafiosa, ancora avvince le menti degli umili e dei voraci, devono operare per la correzione di tic culturali, individuabili nel comportamento giornaliero.
Il corpo docente del Meridione, deve sottoporsi ad uno sforzo collettivo per estirpare coraggiosamente alla base, i vizi su cui la cultura mafiosa è pronta a scrivere la sua legge.
Non sono solo gli avamposti dei quartieri difficili delle metropoli del Sud a rischio, ma tutti quei luoghi dove si ricorre alla violenza spiccia, all’aggressione apparentemente innocua, al comportamento di sopraffazione scambiato per bullismo.
La storia del Regno delle due Sicilie, deve insegnarci la vita nei secoli delle nostre contrade. Preda di tutti i popoli che hanno traversato il Mediterraneo.
Molti di essi sono stati portatori di violenza come sistema, che poi ha attecchito in maniera emulativa, assorbita dai popoli locali. Inizialmente solo per difendersi dai loro efferati aggressori.
Un esempio per tutti è quello dei Saraceni. Che gettavano teste mozzate al di la’ delle mura di cinta dei comuni arroccati, fino a quando non arrivava la resa.
Il Sud ha dovuto subire anche questo. E certi comportamenti, sono serbati nella memoria collettiva, come un’antropologia culturale, fine a metodo di difesa.
La scuola del Sud è l’unica trivella che abbiamo per scavare nel passato e debellare certe paure inconsce. La suola del Sud è l’unico vero strumento che può far crollare gli ultimi baluardi di una mentalità dura a morire.
L’educatore del Sud sa di avere questa responsabilità. Lo Stato deve potenziare ulteriormente i mezzi e non farli sentire soli.
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