Quando decidemmo di partire per la nostra casa a Torre Canne, ebbi un sussulto di gioia. Mi dissi: finalmente!
Era il 1974, e mio padre aveva seguito per tutto l’anno i lavori di costruzione. E li aveva seguiti con tale cura che il costruttore gli aveva chiesto una foto da apporre nel suo ufficio. “Così se trovo un cliente pignolo, mi ricorderò di ciò che ho passato con lei e mi calmo.”
Non proprio un bel complimento.
Così per tanto tempo, la nostra costruenda casa delle vacanze, per mia madre me e mio fratello, era stata avvolta in una cortina di mistero. Con questo padre che sovente, dalla provincia di Benevento raggiungeva quella di Brindisi, per arredarla e rifinirla.
Mio padre, infatti, aveva voluto delle modifiche particolari e la nostra villetta a schiera era la più dotata e confortevole. I mobili li aveva scelti a Viareggio, le mattonelle le aveva fatte arrivare da una fabbrica di Pistoia. L’uomo si era impegnato, forse troppo.
Partimmo alla volta di Torre Canne, ai primi di luglio, con una nuovissima Bmw 520 azzurro metallizzato. La raggiungemmo, dopo un estenuante viaggio. Le strade di allora non sono quelle di adesso.
Personalmente, non conoscevo quel lembo di mare della Puglia. Provenivamo da cinque anni di vacanze consecutive tra Viareggio e Forte dei Marmi e quel mare sembrava diverso. Non so se in meglio o in peggio, ma diverso.
Entrammo in casa. La trovammo carina, con una scala a chiocciola che portava ad un terrazzo. Un bel terrazzino che fungeva da tetto, con il cotto per terra e un muretto bianco per recinzione.
L’auto era sistemata nel piccolo giardino di cui era dotata la casa.
Dati i tempi, la Bmw era percepita come un bene simbolo di exralusso e venivamo guardati con una certa curiosità dal vicinato.
All’indomani, mio padre ci portò in una spiaggia, a qualche chilometro dal paese. Era una spiaggia a pagamento, con una sbarra d’ingresso. Una spiaggia avvolta dagli ulivi, con la gente ben allineata ed educata. Ci allineammo anche noi.
La sera andavamo al centro, e ci sentivamo forestieri. Il paese aveva un suo spirito d’identità molto forte e ciò si avvertiva.
Con noi avevano comprato casa altre due famiglie, conosciute a Roccaraso, una di Salerno, l’altra di Foggia. Eravamo sempre insieme, dalla spiaggia al pomeriggio, alla sera.
Ci riunivamo essenzialmente a casa mia ed allora era in voga giocare al ramino. Ciò che facevamo a Roccaraso in società, continuammo a farlo sulle spiagge pugliesi.
Ricordo che in quel periodo i Pooh iniziavano a mietere successi, anche i Mattia Bazar. E le loro canzoni si rincorrevano nelle radio a transistor e nei primi registratori prodotti in serie dalla Panasonic.
Io condividevo una stanzetta con mio fratello. Essa aveva due letti che si guardavano ed era un po’ buia, ma molto raccolta. Il primo pomeriggio andavo a dormire su una sedia a dondolo, sistemata dinanzi alla finestra principale. La sera, quando non si usciva guardavamo la tv, rigorosamente ancora in bianco e nero. Il colore, in Italia, arrivò due anni dopo, con le olimpiadi di Montreal.
Una sera ricordo che in paese iniziò una ressa, un brulichio al centro della piazza, una situazione di percepente pericolo. C’erano due persone che litigavano oltre misura, ma a me colpiva l’eccessiva partecipazione emotiva globale. Non capii cosa era successo, ma andammo via tutti a casa. Un’altra sera per me fu da incubo. Un insetto di notevoli dimensioni si era infilato nel mio orecchio, ed emetteva un ronzio insopportabile, volevano portarmi all’ospedale, ma dopo circa un’ora morì, o uscì, certo è che lo ricordo ancora.
Dopo un mese di vacanza, stavamo per partire e mio padre si presentò inopinatamente in casa con un signore, dotato di macchina da scrivere. Insieme stilarono l’atto di vendita della mia casetta. E la cosa ci ammutolì. Ebbi meraviglia e trovai anche incredibile il prezzo. Molto più considerevole di quanto era costata.
Ci rimasi male per tale cessione.
E la mia scala a chiocciola? E la mia stanzetta? Ed il mio terrazzino? E la veranda? E il giardino? Ed i miei amici? E quella bella spiaggia con tutto quel verde a farle da contorno?
Non avevo potere decisionale. Mio padre mi disse che era troppo lontana da raggiungere, Torre Canne. E poi non voleva fare ogni giorno la spola per raggiungere la spiaggia.
Partimmo con la nostra Bmw.
Non so se quel costruttore mise davvero la foto di mio padre nel suo ufficio. Ma sono sicuro, che qualora fosse, ora non ci sarebbe più affissa al muro. Correva l’anno 1974. Troppo tempo è passato.
Prima di spedire il pezzo ho telefonato a mio fratello. Abbiamo ricordato insieme quell’estate. Nonostante avesse solo nove anni è stato lui a ricordarmi d quegli ulivi intorno alla spiaggia. A me erano rimaste in mente delle roselline. Ho dovuto toglierle dalla descrizione.
Ciao Torre Canne. Dolce ricordo.