Quanta tradizione calcistica in questa gara , quanta storia calcistica fatta di successi e fallimenti, di uomini di sport capaci di grandi innovazioni calcistiche da Gipo Viani che alla guida della Salernitana inventò il ruolo di libero, a Zeman vero spartiacque tra il calcio con marcature a uomo ed il calcio moderno a zona (insieme a Sacchi) a Delio Rossi; quante gioie e dolori per due piazze che hanno conosciuto il bel calcio, la serie A ma anche accumunate da grandi delusioni come i fallimenti societari e la serie D: Foggia–Salernitana è tutto questo.
Arrivano al confronto con ambizioni, organici e sistemi tattici del tutto diversi: Il Foggia costruito con attenzione al bilancio ma col criterio giusto di perseguire un buon mix di giocatori di categoria (su tutti Narciso, Potenza, Agnelli, Cavallaro) e giovani in rampa di lancio capaci di esprimere l’idea di gioco rapido e veloce voluta da Mr. De Zerbi tenendo l’età media della squadra tendente al basso con l’obiettivo di disputare un buon campionato; La Salernitana costruita per tentare di centrare la promozione in un campionato tendenzialmente più difficile della serie B attuale attraverso una squadra esperta con riserve in grado di ben figurare da titolari in altre squadre di lega pro.
Tatticamente si affrontano il 1-4-3-3 del Foggia e l’1-4-2-3-1 di Menichini. La partita è una di quelle condizionata dagli episodi iniziali : il foggia si divora a freddo l’1-0, la Salernitana no e costruisce il vantaggio su un errore nato da una palla inattiva della difesa dauna (i difensori rossoneri in quest’occasione hanno presidiato la zona di appartenenza senza legger al meglio la traiettoria della palla e se marchi a zona non puoi permettertelo). Ovvio che parlare di atteggiamento tattico nei primi 5’ non sempre può esser obiettivo: solitamente in questa fase le squadre tendono a studiarsi, assestare le distanze tra reparti, per poi iniziar a far valere le proprie idee e qualità tecniche.
Acquisito il vantaggio la Salernitana, consapevole dei suoi limiti di tenuta atletica (viste le sei assenze titolari in organico e lo scarso minutaggio di alcuni dei sostituti in campo), ricerca il pallino del gioco attraverso una fase di non possesso con baricentro mai troppo basso, linee strette ed in fase di possesso una oculata circolazione palla finalizzata a sfruttare soprattutto l’out sinistro de Foggia dove Nalini crea non poche apprensioni al suo diretto marcatore.
Il Foggia dal canto suo non riesce a sviluppare gioco per i primi 30 minuti: gli spazi son pochi ed è difficile creare la superiorità numerica dalla trequarti in su anche per merito della Salernitana sempre sul pezzo, pronta a pungere in ripartenza con un’efficace e spesso preciso possesso palla. La squadra dauna dà l’impressione di soffrire l’assenza di spazi nei suoi interpreti sicuramente con attitudini utili e strumentali ad aggredire gli spazi in difese che lasciano profondità.
La riprova arriva in occasione di una ripartenza che porta al tiro a giro di Cavallaro che esce di poco a lato dalla porta difesa da Gori: appena acquisisce spazio e profondità gli sviluppi del gioco rossoneri possono far male qualsiasi squadra. Nel complesso gli ospiti, complice di un buon atteggiamento tattico e di un centrocampo muscolare e tecnico bravo a ripiegare, raddoppiare e cercare di costruire con raziocinio (anche se a mio modesto parere poco dinamico, specie in fase di ripartenza), gestisce il vantaggio senza particolari affanni sino al termine del primo tempo.
Nel secondo tempo il Foggia entra con tutt’altro spirito e spinge forte sull’acceleratore e per i primi 25’ per la squadra granata è pura sofferenza: la Salernitana non riparte piu’ e tende a liberarsi troppo facilmente del pallone attraverso lanci lunghi che non producono altro effetto che mettere nelle mani della squadra pugliese il pallino del gioco.
Il Foggia pressa alta e velocizza il ritmo di gioco cercando di sfruttare le sue migliori qualità: la rapidità e la velocità degli esterni .La difesa granata specie sugli esterni barcolla e rischia di capitolare in almeno due occasioni dove la fanno da padrone le parate di Gori, l’esperienza di Lanzaro e gli errori di Iemmello e Cavallaro. Cionostante la squadra ospite esce indenne dalla sfuriata dei padroni di casa e cerca di riorganizzarsi riproponendo sviluppo del gioco e ripartenze palle a terra che producono un paio di situazioni pericolose specie sull’out sinistro del Foggia in situazioni di 1 contro 1 con Negro ed il solito Nalini.
Ma il Foggia ha il merito di crederci sino alla fine mostrando carattere ed in una ripartenza, attraverso un buon contrasto e deciso “cambio-passo” di Agnelli ed imbucata a vantaggio di Iemmello, trova il meritato pareggio.
In fin dei conti un pareggio sostanzialmente giusto guastato da un’arbitraggio incoerente nel metro di valutazione degli episodi comportanti sanzioni disciplinari a favore e sfavore di entrambe le compagini e da un terreno di gioco non certo eccellente. Per i pugliesi la strada per costruire nel tempo una squadra più ambiziosa è giusta, a patto di dare continuità e sostanza al progetto tattico di Mr.De Zerbi inserendo con raziocinio alcune pedine (in primis un terzino destro ed un’attaccante che vada a stimolare, con la concorrenza, il rendimento incostante soprattutto in fase di finalizzazione di Iemmello o Cavallaro): da rivedere il rendimento sulle palle inattive a sfavore. Una buona mentalità ed buona organizzazione di gioco sono sicuramente una buona base di partenza per la competitività di una squadra che deve tener d’occhio anche il bilancio.
La Salernitana dal canto suo, conferma la sua natura di squadra tecnica ed esperta anche con le sue seconde linee ma incapace di sviluppare cambi passo in ripartenze palla a terra specie per la mancanza di un centrocampista con queste caratteristiche (deficienza questa che potrebbe farsi sentire con squadre dal tasso tecnico superiore) e di una prima punta pura che faccia da riferimento anche fisico nella manovra (Calil in questo contesto tattico appare poco sfruttato ed inadeguato e l’assente Mendicino da solo non basta); rimane una squadra altamente competitiva per tasso tecnico ed organico ma con un’età media forse un po’ alta: tuttavia la strada per definirsi un top team è ancora tanta pur mostrando compattezza e tecnica anche con le “seconde linee”.
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