Il valore dato alla cultura al Sud è diverso da quello dato al Nord. Ancora meglio: la matrice della cultura del Meridione è eterogenea rispetto a quella del settentrione.
In tale luogo della nazione, la vicinanza agli stati europei influenzati dal credo calvinista, hanno avuto l’effetto di far sviluppare una cultura ispirata all’economia.
Al Sud, l’influenza del pensiero vichiano e crociano, hanno fatto inclinare verso gli studi umanistici. La scienza giuridica è inquadrabile in tale categoria, ma la letteratura e la storia, sono il fulcro di tali studi.
E’ ovvio che il prodotto di tale impostazione, ha portato alla proliferazione di lauree che davano accesso al mondo della scuola e dei concorsi pubblici. Invece, al Nord, prevalendo il fattore economico ha incentivato il mondo dell’impresa e del libero mercato.
Due Italia, due culture diverse, che accomunate hanno saturato tutti i posti necessari alla produttività di un popolo.
Si ricorda quando Bossi lamentava che tutti gli uffici burocratici del Nord erano occupata da meridionali.
Fattore logico in base alla considerazione testé enunciata. Ma al paladino del “settentrionalismo” sfuggiva la sociologia e soprattutto la storia.
Ma la considerazione che preme fare è che, in tempi di crisi economica, il posto statale, vituperato dalla borghesia delle professioni e quella dell’impresa (presente soprattutto al Nord), è diventato un privilegio.
Impresa e fare impresa, non è più sinonimo di sviluppo, ma viene rapportato concettualmente alla crisi del sistema.
Quindi si va verso un capovolgimento dei valori, seppur temporaneo.
Essere impiegato dello Stato, assicura un “vitalizio”, durante il lavoro e dopo esso. Nel caso dell’impresa, del commercio e dell’artigianato, considerati gli standard di evasione fiscale esistenti in Italia, essi implicano una pensione limitata, quasi da soglia di povertà.
Una vittoria della cultura umanistica, dunque.
Aver lavorato una vita per far laureare il figlio, non è stata un’impresa vana per milioni di genitori meridionali, sovente derisi dai colleghi al di là della Linea Gotica. Essi rinfacciavano ai meridionali, come faceva il signor Bossi, la paura di fare impresa e lo studio come un rifugio per inefficienti.
E’ inutile girarci intorno e nasconderlo, il Sud è stato seviziato con tali concetti per decenni. E con questi luoghi comuni si è costruita una mitologia, sino a sfociare in un partito, che li conteneva come programma elettorale.
La cultura economica ora giace in punizione.
Dispiace doverlo costatare, ma avere un’impostazione culturale economica, per un Italia che non produce, è un’arma spuntata in attesa di affilarsi per future battaglie.
Purtroppo.
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