“La Guardia di Finanza, nei prossimi mesi, continuerà a fare quello che ha sempre fatto con assoluta terzietà e serietà: senza guardare in faccia nessuno“. La bufera di Napoli non si era ancora abbattuta sulle Fiamme Gialle quando, due giorni fa a Potenza, il comandante generale Saverio Capolupo ricordava che la Gdf è un’istituzione sana, sempre al servizio del paese e capace di guardarsi dentro, come dimostra l’arresto dell’ex generale Vincenzo Spaziante nell’ambito dell‘inchiesta sul Mose, eseguito dagli stessi finanzieri e sul cui hanno indagato per anni i suoi colleghi di Venezia.
Parole, quelle del numero uno, che con forza vengono ripetute anche oggi nei corridoi del comando generale. Perché, come ribadisce un ufficiale, è vero che l’inchiesta di Napoli sta scoperchiando “fatti gravissimi”, ma si tratta pur sempre di “comportamenti circostanziati” che riguardano singole persone.
Esattamente le stesse parole che Capolupo ha detto due giorni fa e ribadito oggi: “non confondiamo i singoli con le istituzioni“. L’atmosfera in viale XXI Aprile resta comunque tesa, anche perché l’inchiesta è tutt’altro che conclusa e ad oggi non è dato sapere dove porterà. Quel che è certo, è il ragionamento dei vertici del Corpo, è il punto fermo da cui partire per fare ogni discorso: “nessuno può giustificare la corruzione“. Così come è certo che da parte delle Fiamme Gialle c’è da un lato la “piena fiducia nella magistratura“, con cui la collaborazione è quotidiana, e dall’altro la consapevolezza della “serietà con cui gli uomini stanno svolgendo le indagini“. A Napoli come in altre città.
Ecco perché, nonostante il brutto momento, l’orgoglio per il lavoro fatto finora prevale sulle preoccupazioni. “Se decine di politici sono finiti indagati o in carcere – ripetono gli ufficiali – è stato grazie a chi?. Chi ha fatto e sta continuando a fare le indagini sui corrotti, sugli appalti truccati, sulla commistione tra politica e malaffare?“. Parole che hanno un duplice obiettivo: evitare generalizzazioni da un lato; sostenere gli uomini e le donne del Corpo che ogni giorno lavorano “nell’interesse dei cittadini, del Paese e per salvaguardare l’economia sana“.
Il prossimo 17 giugno, ha ricordato non a caso Capolupo due giorni fa con l’inchiesta Mose già esplosa sui giornali, la Gdf inaugurerà a Roma la formazione in materia di criminalità fiscale per conto dell’Ocse: “cioè noi facciamo formazione per tutto il mondo – ha detto il comandante generale – Il che significa che la serietà con cui il nostro personale è addestrato è indiscutibile“.
Alla guida del corpo dal 2012, Capolupo resterà in viale XXI aprile fino a metà del 2016: il suo mandato è stato infatti rinnovato a gennaio di quest’anno dal Consiglio dei ministri. Un segnale di fiducia arrivato dell’autorità politica che non sembra essersi intaccato come dimostrano gli attestati che ieri il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha rivolto a caldo al comandante e all’intero corpo. “Assicuro – disse Capolupo lo scorso 29 aprile in occasione della visita al comando generale del viceministro dell’Economia Luigi Casero – incondizionata lealtà e massima dedizione da parte di tutti i finanzieri nello svolgimento dei delicati compiti a tutela della sicurezza economico finanziaria dell’intera collettività“. “Noi – concluse – saremo sempre a fianco dei cittadini, quale veicolo di giustizia sociale indispensabile per ripristinare le condizioni di equità fiscale nel paese“. Concetti che riecheggiano anche oggi e che, ti dicono, non vengono certo scalfiti per colpa di personaggi “chiacchierati” da tempo.
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