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La poesia che libera le donne
28 Giu 2013 18:37

Le pareti sono rosa pastello, un po’ scrostate. Appese nei corridoi ci sono le foto dei santini e alcuni disegni colorati. Le donne escono dalle stanze sorridendo, due o tre per volta, chiacchierano con le guardie carcerarie, sorridono. Entrano nell’aula, siedono intorno ai banchi. Hatto tutte variopinte, quasi tutte con la tinta binda, alcune straniere. Fai quasi fatica a ricordare dove sei. Sembra piu il reparto maternità di un vecchio ospedale anni ’50, o un racconto mensile del libro Cuore.

È cominciato di recente nella Casa circondariale del Carcere di Bari un corso di scrittura creativa dedicato alle detenute. Organizzato dalla Cgl di Bari durerà fino a dicembre. Tre ore in aula con penne fogli e libri insieme a scrittori, insegnanti, psicologi per trasmettere l’importanza della lettura e della scrittura, e quanto sollievo possa dare l’inventare una favola o un racconto, quando le inferriate ti sbarrano il mondo. Tra i volontari ci sono anch’io, e porterò la mia esperienza. Quella di essermi avvicinata alla scrittura per elaborare un dolore, e di aver trovato nelle parole scritte, la mia vocazione.

E poi racconterò la storia di Giuseppe Daddiego. L’ho incontrato una sera d’inverno in una libreria. Si parlava di poesia. Lui si è alzato, ha tirato fuori un a dalla tasca, ha chiesto se poteva, e ha letto una poesia. Pochi versi dolorosi e bellissimi. Dopo ci ha raccontato la sua storia. Dieci anni di carcere per rapina a mano armata, la solitudine di una cella. E poi improvvisamente la poesia, a prenderti per mano, a tenerti compagnia. Giuseppe in questi giorni pubblica il suo secondo libro. E continua a cercare un lavoro.


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