Come tutti ben sappiamo c’è un’emergenza che sta bloccando l’Italia: il coronavirus.
Uno dei settori di cui ovviamente ho parlato nei precedenti articoli è quello della musica indipendente. Un settore fatto la maggior parte di artisti ed etichette indipendenti che combattono già ogni giorno per far ascoltare la propria musica. (Leggi gli articoli di Resto al sud dedicati alla musica).
Uno dei settori più sensibili dell’Italia che ancora non è riconosciuto dallo Stato italiano (come ad esempio con una partita IVA culturale) è stato messo in ginocchio in due settimane con l’annullamento di tutti i concerti visto il decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri che vieta qualsiasi forma di assembramento.
Nell’ultima settimana ho contattato tantissimi artisti che vivono esclusivamente di musica e le dichiarazioni sono state unanimi.
Infatti, nel 100% dei casi il reddito di chi vive di musica proviene dai live fatti in pub, associazione culturali e in tutti quegli ambienti dove la cultura è protagonista.
È ovvio che si percepiva uno sconforto e una paura oltre che ad uno stato di angoscia perché non sappiamo quando riusciranno a riprendere una vita normale.
Ma c’è stata immediatamente una risposta che ha preso il sopravvento in cuor loro e negli operatori culturali che si occupano prettamente di musica indipendente: i live in streaming sui social.
Visto anche che c’è voluto un virus per arrivare ad utilizzare le tecnologie come e-learning, anche la musica che già utilizzava tutti gli strumenti per far arrivare a più gente possibile le nuove leve della musica italiana sta reagendo positivamente mettendo in campo tutti gli sforzi per continuare lo spettacolo.
Come ha dichiarato Tosca a cui sono state annullate tutte le date all’estero, così anche la musica sta reagendo e Francesca Michielin è stata la prima ad utilizzare i social per fare un evento in streaming in un vero e proprio concerto.
C’è stato poi l’appello degli Stati Generali della musica emergente capitanati da Giordano Sangiorgi del Mei meeting degli indipendenti che con una lettera aperta al Ministro dei beni culturali Dario Franceschini, al sottosegretario Anna Laura Orrico e al MIBACT hanno chiesto interventi urgenti ed immediati per salvaguardare un settore che vive da anni sul filo del rasoio a cui basta il blocco negli assembramenti per entrare in una crisi che rischia di essere irreversibile. (Guarda l’intervista di Rainews).
Adesso il web può contribuire e non poco a non fermare la musica ma questo non deve divenire un’abitudine già troppo forte visto che il Digital streaming come Spotify è in passato iTunes hanno soffocato il mercato del cd provocando già una forte crisi di introiti per tutto il settore.
Non possiamo che restare con i piedi per terra e continuare a combattere utilizzando in maniera ancora più forte e convinta tutti gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione per non fermare l’industria della cultura che come già detto in precedenti articoli secondo il rapporto di “Italia Creativa” redatto nel 2015 aveva un valore economico complessivo pari a 47,9 miliardi di euro e che la filiera creativa della cultura e della creatività ha rappresentato quasi 4% dell’intera forza lavoro italiana.
Ovviamente questi sono dati del 2015 e nel 2020 il settore ha avuto una forte crescita di occupati e che, molto probabilmente. ha tenuto a galla il nostro Paese visto che rappresenta il settore che è più cresciuto di tutti gli altri settori economici italiani.