Questa sera andrà in onda l’ultima e imperdibile puntata de “La Mafia uccide solo d’estate – la serie”. La fiction, ispirata all’omonimo film di Pif, prodotta da Rai Fiction e Wildside e diretta da Luca Ribuoli, ci regala un prodotto dove qualità e narrazione si sono ben intrecciati.
“La mafia uccide solo d’estate” ha cercato di insegnare ad ognuno di noi a combattere per la bellezza di un mondo migliore; inoltre questa volta, rispetto a molte altre, ha fatto un vero servizio pubblico. Tra coloro che hanno fatto parte di questa storia bellissima che ci è stata raccontata, troviamo Chiara De Bonis, di straordinario talento, oltre che di grande semplice normalità (qualità assai rara per la maggioranza di coloro che fanno parte del mondo dello spettacolo), attrice già nota nel piccolo e grande schermo, oltre che nel teatro, che ha le vesti della maestra Gabriella. Un ruolo piccolo ma molto significativo, a dimostrazione del fatto che per combattere la mafia, è fondamentale partire dalla scuola e dall’istruzione.
Una madre e una donna felice di quello che ha, ma costantemente alla ricerca di una definizione professionale
Cosa significa, oggi come oggi, essere attrice?
Potrei dirti,”farsi, oggi più che mai, veicolo di un messaggio civile o di tematiche universali”. Purtroppo non sono così coraggiosa. Cerco al massimo di farmi strumento di messaggi altrui, interpretando dei ruoli. Essere attori oggi significa combattere tutti i giorni per un provino o un incontro con un regista; ero abituata anni fa a guadagnarmi i miei ruoli sul campo, con dei”semplici”provini, poi nel tempo la concorrenza è diventata via via più spietata.
Com’è nata questa passione?
Da una fallita carriera di ballerina intorno ai 16 anni! Così iniziarono le frequentazioni delle varie scuole di recitazione, fino all’approdo all’Accademia S.D’Amico dove mi sono diplomata. Ma certamente, fin da piccolissima tutti hanno sempre saputo che sarei finita su un palcoscenico!
Dal 21 novembre ti vediamo ne “La mafia uccide solo d’estate”, la fiction di rai1. Perché hai accettato questo ruolo?
Pur essendo un ruolo piccolo, mi sembrava avere una grande importanza rispetto al messaggio legato alla fiction, ovvero il credere in ideali di giustizia e verità e combattere per questi.
Ci racconti un po’ del tuo personaggio?
Interpreto la maestra Gabriella, l’insegnante dei piccoli protagonisti del film. Uno sceneggiatore direbbe che il mio personaggio non ha una linea trasversale, ossia non sappiamo nulla della sua vita personale o di quello che le accade nel momento in cui lascia l’aula di insegnamento. Possiamo invece dire che lei è un mezzo per raccontare una vicenda umana ben più alta, quella del giornalista Mario Francese, vittima di mafia. Questo mi ha inorgoglito e fatto sentire “un veicolo importante”, non soltanto ai fini della fiction in questione; una storia, quella di Francese che mi ha coinvolto molto, esattamente come quella che coinvolgerà i piccoli protagonisti e la loro maestra.
Come ti sei preparata?
Ho letto molto sul tema mafia e ho continuato a seguire la mia naturale inclinazione al rapporto con i più piccini. Ho sentito la responsabilità del trovarmeli di fronte il primo giorno tutti schierati nei loro banchi anche da attrice! Per me era il primo giorno di riprese, per la maestra Gabriella poteva essere il primo giorno di scuola. Che impresa enorme!! Ho sentito forte questo sentimento di inadeguatezza del personaggio e ho fatto di tutto per stare davanti a loro a testa alta, esattamente come fa il mio personaggio che cerca stimoli continui per i suoi piccoli allievi.
La serie tv trae ispirazione dal film rivelazione “La mafia uccide solo d’estate” di Pif. Secondo te, a cosa si deve l’enorme successo di pubblico e critivca di quel film?
L’aver saputo parlare di temi alti e di impegno civile in una chiave ironica! Vincente è stato anche il punto di vista del protagonista, un personaggio ingenuo e di una grande purezza, di dostoevskijana memoria. Nella serie si è voluto portare questo all’estremo e, a differenza del film, il protagonista rimane sempre bambino.
Mi sembra si siano fatti grossi passi in avanti; c’è grande sensibilità sul tema, però forse si potrebbe fare molto di più. Io, anche come madre, penso sempre all’importanza vitale che può avere un bravo e sensibile insegnante rispetto alle giovani menti. Rispetto ad un tema come quello della mentalità mafiosa, la scuola può e deve far tanto con ogni mezzo.
Un ruolo che ha lasciato il segno nella nostra memoria è sicuramente quello nella serie tv “Incantesimo”, perché secondo te? Come ti eri preparata?
Il mio personaggio era quello della ragazza della porta accanto! C’era una forte immedesimazione della gente. Non dimenticherò mai le persone anziane che mi fermavano e mi trattavano amorevolmente come la loro nipotina o quelle madri che mi chiedevano consigli per le loro figlie che volevano fare le attrici dicendomi frasi del tipo “ma tu come ci sei riuscita?!”sottintendendo fin troppo chiaramente “mia figlia è più bella di te!”. Lontano dall’offendermi, pensavo invece che fosse il mio punto di forza e il motivo per cui piacevo alla gente e tutt’ora piaccio. Il mio personaggio anche era una ragazza carina, semplice e simpatica, a cui capitavano un pò (forse troppe!) di sciagure, come potrebbero accadere alle figlie o alle nipoti di tanti.
Un’altra tua interpretazione memorabile è stata quella in “Gran Hotel”, altra fiction di Rai1. Che esperienza è stata?
Il mio primo film in costume! Era una meraviglia tutti i giorni entrare in quei panni e attraversare quelle stanze magistralmente arredate, veramente una bellissima esperienza, un gran divertimento con le colleghe, quelle che interpretavano con me il gruppo delle cameriere! C’è stata da subito una grande intesa e ci è stata data la possibilità dalla regia di improvvisare molto nelle situazioni di gruppo. Devo dire che abbiamo inventato, creando sul campo e divertendoci, la maggior parte delle battute, anche se poi, ahimè, sono stati fatti, per necessità di minutaggio, parecchi tagli. Ho lavorato poi in una direzione che mi è molto consona (anche se raramente me ne viene data la possibilità), il registro comico in questo caso sicuramente limitato e mitigato dalle vicissitudini drammatiche che si presentavano ma sicuramente noi, nelle cucine, in basso, dovevamo fungere proprio da contraltare “leggero” ai fatti delittuosi che accadevano in superficie; dovevamo essere la vox populi e così è stato!
Non solo tv, ma anche teatro e grande schermo. Tu cosa preferisci?
Spesso mi sento domandare da chi non mi conosce “ma sei un’attrice di cosa.. teatro, cinema, tv?” E a me viene sempre da ridere! Un attore è un attore e basta; può fare tutto, sapendo certamente che si tratta di tecniche e attitudini molto diverse, basta sintonizzarsi. Io sul set mi diverto moltissimo e amo il rapporto con la macchina da presa e con la troupe. In teatro amo il clima che si crea durante le prove in una buona compagnia. Amo il periodo stesso delle prove, la possibilità di veder crescere giorno dopo giorno un qualcosa, cosa che sul set è praticamente ridotta a zero. Adoro stare su un palcoscenico e vedere le luci nascoste tra i tralicci e i colleghi in quinta che aspettano di entrare, una magia!! Soffro forse un pò di più il rapporto diretto con il pubblico, sono per certi versi una timida e “nascondermi” nella macchina da presa al “riparo” dai mille occhi della platea mi da sollievo!
Cosa vorresti arrivasse della serie tv “La mafia uccide solo d’estate”?
Debelliamo la mentalità mafiosa!estirpiamola! Conosciamo i fatti passati per non ripeterli e riconosciamo nel quotidiano l’atteggiamento mafioso e rinneghiamolo. Tutto questo partendo dai bambini!
Quest’intervista verrà pubblicata in Resto al Sud, un quotidiano il cui nome è semplicemente dovuto al fatto che, oltre che occuparsi di tutto quello che accade in Italia e nel mondo, è molto attento alle tematiche che riguardano il Sud. Tu che rapporto hai con la parola Sud? Cosa rappresenta per te?
Mia nonna!! Assolutamente lei, era di Castellammare di Stabia e pur vivendo a Roma da più di 60 anni, conservava il suo dialetto inalterato e i ricordi del suo paese come del paese più bello del mondo. Che ci andate a fare a chillu paese o a quell’altro?!”, diceva a chiunque provava a raccontarle un viaggio all’estero”qua tenimm tutt’è ccos chiù bell!”e poi concludeva sempre”e soprattutto al paese mio”.